Il popolo Libdem assedia Clegg: «Non ti svendere»

LondraIl sabato dopo le elezioni a Londra il clima rispecchiava in tutto e per tutto lo stato d'animo generale: grigio, piovoso, nervoso e preoccupato. Per i leader dei tre maggiori partiti politici è stata soprattutto una giornata da grandi manovre. Consultazioni frenetiche interne ed esterne per i liberaldemocratici, bisbigli e critiche per i conservatori, un trasloco e un ritorno a casa per la famiglia Brown. In mezzo a tutto questo, qualche telefonata più o meno amichevole tanto per ridefinire i nuovi rapporti e una doppia protesta da parte del popolo conservatore e quello liberale entrambi ostili al «new deal» proposto da Cameron a Clegg.
I giornali online li hanno immortalati tutti e tre, Gordon Brown, David Cameron e Nick Clegg verso mezzoggiorno, mentre con le facce solenni e tra le braccia una corona di papaveri finti, ricordavano il giorno della vittoria dell'Europa sui nazisti, ma si è trattato dell'unico momento che l'ex primo ministro laburista, il leader dei conservatori e quello dei liberaldemocratici hanno trascorso insieme. Prima e dopo, ognuno per conto proprio. Cameron si è fatto fotografare al mattino presto mentre in abbigliamento informale e con sottobraccio un filone di pane si scusava con i vicini per la confusione creata nella strada di Notting Hill dove abita con la moglie e i figli dai giornalisti che lo tengono sotto assedio. Brown ha evitato di farsi vedere con le valigie in mano, ma non ha potuto sottrarsi alla prima pagina al vetriolo del Sun che titolava «Uno squatter di 59 anni, si è nascosto al numero 10 di Downing Street e rifiuta di far entrare il nuovo proprietario».
Ma non c'è dubbio che la giornata più difficile ieri sia stata quella di Nick Clegg, alle prese con una verifica interna di partito per decidere se rifiutare o accettare e a quali condizioni la proposta di coalizione avanzata dai conservatori. Proposta che ieri è stata fortemente contestata sia dai membri del partito Libdem che da quelli dei Tory. In realtà da entrambe le parti si teme che un patto del genere sacrifichi sull'altare del governo i principi fondamentali dei due partiti. Ieri pomeriggio, mentre il leader liberale si trovava a colloquio con i maggiorenti del partito, centinaia di manifestanti pro riforma elettorale hanno fatto la spola tra i quartieri generali dei liberaldemocratici e dei conservatori per esprimere il loro dissenso e chiedere con forza al loro leader di battersi per la riforma elettorale in senso proporzionale. E poco dopo Clegg è uscito per parlare con la folla. Megafono i mano, ha incoraggiato i suoi: «Il fatto che voi siate qui perché volete la riforma della politica è meravigliosa. È il motivo per cui io sono entrato in politica». Ha preso in mano la petizione dei dimostranti, con circa 20.000 firme, e ha chiesto ai presenti di continuare la loro campagna.
Intanto oggi riparte la trattativa coi Tory. Clegg incontrerà Cameron questa mattina alle 11 (ora italiana). Improbabile comunque, secondo un portavoce dei conservatori, un accordo prima di lunedì, sempre ammesso che ce ne sia uno. Intanto, proprio come si confà ad una regina, mentre i politici di turno si lambiccano nel tentativo di trovare un'intesa che non li costringa a svendersi troppo, Elisabetta se ne resta quieta nella sua dimora di Windsor. Tocca a sua Maestà il compito di convocare uno dei leader a Buckingham Palace e d'invitarlo a formare un governo e la stanza delle Udienze, a Palazzo, è già pronta per l'incontro con il primo ministro. In un momento così delicato per il paese la sovrana è conscia della necessità di rimanere del tutto neutrale, lontana anche fisicamente dal clamore di Westminster.

Del resto c'è chi la mantiene informata in tempo reale di ogni importante sviluppo. Anche se di certo Elisabetta non rinuncerà mai al suo tè delle 5 per non perdersi gli ultimi aggiornamenti della giornata. La frenesia non ha mai fatto parte del suo carattere.

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