Per carità: nemmeno un centimetro cubo di cemento sia gettato, e che nessuno si azzardi ad accendere le betoniere, anche solo per mezzo giro di riscaldamento. I dati sono troppo allarmanti. A quanto pare, la Liguria è la quarta regione italiana per densità di infrastrutture, al di là della sua conformazione non proprio pianeggiante. Il territorio, insomma, sarebbe saturo di opere grandi e piccole, e aggiungerne altre si risolverebbe in un grosso guaio.
Ecco quel che emerge dal convegno di ieri pomeriggio a Palazzo Ducale, organizzato dal Forum ambientalista genovese nellambito di una serie di incontri a sostegno della candidatura alle elezioni comunali del poeta Edoardo Sanguineti. Ambientalisti, non solo del Forum ma anche di Legambiente e Italia Nostra, e rappresentanti di Rifondazione Comunista impegnati a sostenere ciò che lala più radicale della sinistra continua a ripetere da sempre, ma che non sembra affatto stimolare lorecchio degli alleati, dai Ds in là: basta con le grandi opere per la mobilità a Genova e in Liguria, basta parlare di Terzo Valico e Gronda, ripartiamo dal verde pubblico e «dalla figura del pedone, questa specie ormai dimenticata», parole di Andrea Bignone di Italia Nostra.
Una diversità di vedute di non poco conto tra due anime politiche che convivono sotto lo stesso tetto, soprattutto in un contesto come quello genovese, dove il dibattito sulle infrastrutture è il pane quotidiano. Tantè: Andrea Agostini di Legambiente non le manda a dire alle amministrazioni pubbliche «cosiddette di sinistra», accusate di «comportarsi come tutti gli altri», di trascurare linteresse ambientale e di aver contribuito «a portare la Liguria al secondo posto nazionale nella graduatoria dei reati ambientali: quasi tutto il settore edilizio nella nostra Regione si muove nellillegalità». Dunque, il solo rumore di un martello pneumatico potrebbe essere segnale di pericolo. Figuriamoci quali reazioni può suscitare il progetto della gronda autostradale: «Unopera inutile e dannosa, che al massimo servirebbe ad alleggerire il traffico del venti per cento» sentenzia Bignone, che come soluzione alternativa vede «il limite dei trenta allora in città, per scoraggiare luso dellautomobile e inquinare di meno».
Liquidate le urgenze automobilistiche, nemmeno per il trasporto su rotaia ci sono segnali di apertura. Sul Terzo Valico, addirittura, latteggiamento rasenta lo snobismo, nonostante importanti esponenti della sinistra ne assicurino il carattere di necessità. «Morto e sepolto»: Andrea Bruno del Forum ambientalista fa una croce immaginaria con la mano. «Non è nemmeno il caso di discuterne: la linea ad alta velocità Milano-Genova non si farà e basta, dobbiamo parlare di problemi più concreti». La posizione dellesponente ecologista non cambia nemmeno quando gli si fa notare che la giunta di Claudio Burlando si dichiara, almeno episodicamente, favorevole allalta velocità, e che i soldi per la realizzazione dellopera sono ricomparsi nel testo della Finanziaria prodiana: «Si tratta di briciole, destinate a lavori collaterali e perdipiù da dividersi con la linea Milano-Verona. Per cortesia, parliamo di cose più urgenti». Al limite, se proprio bisogna intervenire sulle ferrovie, si può migliorare ciò che già esiste: «La linea costiera, per esempio, con lintensificazione del traffico potrebbe diventare una sorta di metropolitana».
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