Roma

Porta Pia, la breccia che ancora divide

Una breccia che, 136 anni dopo, ancora divide: a Porta Pia, il luogo-simbolo della presa di Roma del 20 settembre 1870, ieri mattina c’erano Massoni e Radicali, istituzioni e laici per commemorare la sconfitta del potere temporale della chiesa, e soprattutto un giorno fondamentale per l’unità d’Italia. Ma oggi lì ci saranno gli attivisti di Militia Christi e, «purtroppo solo con il pensiero», anche il principe Sforza Ruspoli, trattenuto a Parigi da altri impegni. «Per anni ho organizzato la messa in ricordo dei caduti pontifici per la difesa di Roma a San Lorenzo in Lucina», racconta Ruspoli, che conserva ancora la «Bandiera di Reggia», il vessillo con i colori del Vaticano sforacchiata dai colpi dei Bersaglieri. Di guardie pontificie ne morirono 19, di soldati italiani 49. «Ho smesso con questa tradizione quando, il 3 settembre del 2000, Pio IX è stato nominato Beato e io ho considerato concluso il mio compito». Ma nonostante tutto, Sforza Ruspoli nell’anniversario della breccia non ha dubbi su quale causa sposare. E mentre sotto al monumento ai Bersaglieri spuntano le corone del Capo dello Stato Giorgio Napolitano e del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Gustavo Raffi, l’esponente dell’aristocrazia nera romana commenta amareggiato: «Qui da Parigi ho letto che la mozione proposta al Senato da An per la solidarietà a Benedetto XVI è caduta. Ebbene, penso che un Parlamentare che in questa vicenda non dichiari la propria totale solidarietà al Santo Padre non sia degno di occupare il proprio scranno.

Se anche dopo gli ultimi, recentissimi eventi questa è la laicità, be’, mi dispiace non essere a Roma per partecipare alla commemorazione di Porta Pia con i ragazzi di Militia Christi che ogni anno, al Gianicolo e alla breccia, organizzano un doppio rito».

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