(...) Tutto ciò, però, solo sulla carta. Ancora oggi esiste a Genova un piccolo gruppo di profughi Giuliano-Dalmati, che sono stati costretti a fare causa allArte, lazienda regionale per ledilizia popolare, per ottenere quello che non gli viene riconosciuto. Ennio Petani insieme a suo fratello, continua ad esempio a chiedere invano che il suo canone di affitto in via Giro del Vento venga adeguato secondo la legge nazionale. E come inutilmente fece per anni suo padre, chiede di poter acquistare lo stesso appartamento in cui ha sempre vissuto con la famiglia da quando arrivò a Genova. Nulla da fare. Per lui, così come per gli altri profughi, solo dei no. Uno, giunto per iscritto a suo padre nel 2003, porta addirittura la firma dellavvocato Francesco Rizzo, dirigente della struttura di gestione di Arte. «Mi hanno confermato trattarsi del figlio del prfetto Rizzo che, ironia della sorte, nel 1972, firmò latto con cui si rendevano disponbili a Genova le case per noi profughi - ricorda Petani - Quellatto faceva riferimento a tutte le riserve di legge previste. E infatti io e la famiglia, con altre decine di nuclei familiari, ottenemmo quegli alloggi».
Dove sta allora il problema? Sta nel fatto che per lArte, la famiglia Petani non avrebbe ricevuto lalloggio in quanto profugo. Quindi non hanno diritto alle agevolazioni previste dalla legge. Insomma, loro non risultano profughi. E ciò nonostante lattestazione datata 14 aprile 1958 con la quale il prefetto di Latina riconosceva formalmente lo status al signor Michele Petani e alla sua famiglia. «LArte dice anche che intanto non è prevista la vendita dellalloggio che abitiamo e che semmai lo sarà ce lo comunicherà - insiste il figlio dellesule giuliano - Poi gira tutto alla Regione, che ha facoltà di decidere su queste cose. Ma io non riesco neppure a parlare con lassessore competente».
Lassessore competente è Giovanni Boitano, ieri contattato dal Giornale. «Sono a conoscenza di questa vicenda - premette lassessore - Ho chiesto un po di tempo per verificare come stiano realmente le cose. Non abbiamo dato alcuna direttiva ad Arte di accogliere o rifiutare le istanze, ma solo di raccogliere il materiale per valutare. Al più presto avrò un quadro preciso della cosa e assicuro che saranno rispettati i diritti di chi li ha. Allo stesso tempo non potremo fare concessioni a chi non ne ha».
La famiglia Petani e gli altri profughi «veri» hanno almeno una speranza, oltre a quella di mischiarsi per qualche giorno nel centro di accoglienza di Lampedusa. Anche se masticano amaro: «Finora la Regione Liguria per noi profughi ha dato solo il patrocinio al Triangolare del Ricordo che si svolgerà il 21 settembre a Roma. Sa tanto di presa in giro».
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