A Cherbourg i pescatori del Nord della Francia, riuniti in assemblea, hanno votato ieri a scrutinio segreto la prosecuzione del loro sciopero con una maggioranza del 90%. Poi un grido: «Andiamo a bloccare Areva!». Così una colonna d'auto si è diretta verso il centro industriale del gigante nucleare transalpino Areva, a La Hague, che per qualche ora è stato al centro della nuova dimostrazione di protesta da parte dei pescatori, inviperiti dall'aumento dei prezzi del gasolio. Il ministro dell'Agricoltura Michel Barnier sta tentando di ottenere dall'Unione europea l'autorizzazione a varare sempre maggiori aiuti ai pescatori, che sperano a loro volta in un'espansione a livello comunitario del movimento contro l'aumento dei carburanti. Dalla Manica al Mediterraneo, decine di porti transalpini sono bloccati dalle proteste. Si temono iniziative clamorose, come la paralisi del traffico dei traghetti con la Gran Bretagna o come il blocco delle raffinerie di carburante da parte dei pescatori, degli agricoltori e degli autotrasportatori. Altre categorie stanno infatti scendendo sul sentiero di guerra.
Col passare delle ore la minaccia del blocco dei depositi di benzina e gasolio ha cominciato ieri a materializzarsi. Dalla Savoia alla Borgogna gli agricoltori hanno manifestato attorno alle raffinerie e ai centri di smistamento dei carburanti, cercando di bloccare il rifornimento delle autobotti.
A Quimper, in Bretagna, migliaia di pescatori e di agricoltori hanno manifestato insieme. Il presidente della Repubblica Sarkozy è in difficoltà perché l'anno scorso, visitando proprio i porti pescherecci della Bretagna, aveva promesso di calmierare a 30 centesimi al litro il prezzo del gasolio destinato a questo tipo d'imbarcazioni, mentre in pratica le autorità hanno potuto fare ben poco di fronte all'alta marea dei prezzi sui mercati mondiali.
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