Milano - Come prima reazione ha cercato di svegliarsi da un brutto sogno. Poi, capito che non stava dormendo, ha cercato di capire un po’ meglio cosa stesse succedendo. Alla fine, constatato che era davanti al suo locale e che una pattuglia di vigili gli stava sequestrando i posacenere e gli consegnava una multa da 198 euro ha provato a convincerli di quanto questo fosse assurdo. Alla fine ha cominciato a inveire. «Se questa è la legalità che vogliono le istituzioni, bene, il suo onere sta diventando veramente insopportabile».
La storia è una di quelle di ordinaria burocrazia (o meglio follia) che farebbero impallidire anche il Gregor Samsa di kafkiana memoria. Milano, zona Sempione, una delle più affollate di locali. Più o meno alla moda, più o meno frequentati nelle diverse ore del giorno e della notte. Nulla di tragico, non certo uno dei punti più «caldi» della movida cittadina. Sono le sei del pomeriggio quando un agente della polizia municipale (ora i vigili si fanno chiamare così), scende dalla bicicletta e osserva scandalizzato due posacenere. Sì, i due posacenere che un proprietario dotato di senso civico ha piazzato a fianco della porta d’ingresso. Il problema è noto. Da quando l’ex ministro della Salute Gerolamo Sirchia ha firmato il decreto che proibisce il fumo nei locali pubblici, per i tabagisti impenitenti è cominciato il pellegrinaggio. Tutti fuori, tra una portata e l’altra, per un «tiro» alla sigaretta. E le cicche? Per terra. Almeno all’inizio. Almeno finché qualcuno non si è preoccupato di piazzare opportuni contenitori lì dove il vizio si è spostato. Un applauso? Macché. Multa e sequestro dei posacenere.
Ma qual è stata la prima cosa che ha detto al vigile? «Gli ho chiesto se era pazzo - risponde ancora incredulo Giuseppe Scalise, il gestore multato -. Ma le sembra? C’è il decreto antifumo? Benissimo, ho comprato a mie spese due posacenere. Cinquanta euro l’uno. E l’amministrazione cosa fa? Invece di ringraziarmi mi mette la multa?». Il motivo? L’articolo 20 del Cosap, il Regolamento comunale per l’applicazione del canone per l’occupazione di spazi e aree pubbliche. Certo che il solerte «ghisa» quel regolamento se lo deve essere studiato per benino se è vero che all’interno è riuscito a trovare l’articoletto con cui sanzionare gli innocui cilindri piazzati sul marciapiede. «Roba - si infervora il titolare - con un diametro di diciotto centimetri. Ha capito? Diciotto centimetri». Misure comunque sufficienti a ravvisare l’irregolare «occupazione del suolo pubblico». Con conseguente «immediata rimozione» e ammenda all’esercizio per un totale di 198 euro. Imperdibile il racconto. «L’agente in bicicletta è sceso - spiega Scalise - “Adeso li sequestro” mi ha detto. Io ho pensato scherzasse, poi che fosse impazzito. E, invece, ha chiamato una pattuglia. Sì, proprio una pattuglia che è arrivata con tanto di furgone. Che faccia hanno fatto? Devo dire che di fronte alle richieste del loro collega erano imbarazzatissimi. Mi hanno solo fatto capire che non ci poteveno far niente, che mica potevano ignorarlo». E allora? «Allora sono scesi, hanno preso i due posacenere e li hanno disciplinatamente caricati sul loro mezzo. In tre più un mezzo per i miei posacenere. Mentre a Milano a quell’ora il traffico è nel pieno del caos». E poi? «Poi ben due verbali. Uno per l’occupazione del suolo pubblico, l’altro per la confisca. Ma non è finita. Sono andato a ritirare i posacenere al comando Monviso». A ritirarli? «Una questione di principio. Sa cosa mi hanno detto? Che siccome ho annunciato ricorso, non me li possono dare. E che quando finirà tutto, mi faranno anche pagare le spese per il deposito. Così l’amministrazione premia chi supplisce alle sue mancanze». C’è da dire che Amsa (l’azienda milanese per la nettezza urbana) e il Comune da mesi distribuiscono ai locali pubblici il «Cenerino», un contenitore per i mozziconi da mettere all’entrata dei locali. «Vero. Peccato che a me e a tanti altri nella zona non sia ancora arrivato. Ci vuole tempo. Pensavo di far bene ad anticipare cento euro e due posacenere». Pensava.
Morale? «Se questa è la legalità - si lamentano i titolari di esercizi pubblici -.
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