Ci sono dei casi in cui il rispetto deve essere massimo. Uno di questi è nei confronti di un cronista delleconomia, della finanza e dei suoi Palazzi, come Giancarlo Galli. Si potrebbe dire che la finanza cattiva scacci quella buona e che di pari passo il giornalismo finanziario si adegui. Se questo metro dovesse valere, per Galli varrebbe massimamente.
Nel suo Poteri Deboli (Mondadori), ci regala qualche ritratto tanto umano quanto inedito di quella finanza laica e cattolica il cui senso etico e dello Stato ne faceva una élite insostituibile fino a qualche lustro fa. La cena al Savini, a due passi dal Duomo di Milano, dove il cronista è invitato al cospetto di Enrico Cuccia, complice Ariberto Mignoli e Bruno Visentini, è da non perdere. Le battute su Prodi, le valutazioni sulla politica dei Gran borghesi che non ci sono più. Avete presente la partita a squash allultimo respiro così magicamente raccontata in Sabato da Ian McEwan? Bene, Galli riesce a prendere ingredienti altrettanto ordinari e renderli godibilissimi. Così come le vicende del Premiolino, o il rapporto speciale che lo legava ad Alberto Falck. Una figura del cattolico praticante, ma capace di cogliere le suggestioni più interessanti del mondo legato a Mediobanca.
Le parti migliori del libro sono in questo intreccio di umori, un po andati, che descrivono una contrapposizione tra mondi: quello cattolico e quello laico, quello romano e quello milanese. Galli è abile nel condire la finanza con quelle angolature che ne fanno una materia viva e non uno sciocco schema deterministico. La materia umana è al centro dellanalisi. E i lati oscuri della finanza bianca, assumono un sapore, completamente diverso nella penna di un cattolico che conosce personalmente gli uomini di cui parla. Calisto Tanzi, il gran lattaio di Parmalat, quasi a modello di quella ipocrisia tutta italiana sempre alla ricerca «di farsi benedire i soldi». E le brusche battute di Bettino Craxi al ristorante e le palle da tennis del primo Silvio Berlusconi.
Poteri Deboli è la descrizione di un mondo che non cè più, quello dei poteri forti, e di una classe dirigente che manca.
Per il resto, e solo nelle ultime righe, si riservi al testo una piccola critica. Lento, già letto, e meno interessante nelle sue pagine più politiche. Nelle descrizioni, necessarie per dimosrare la debolezza del comando, degli eventi governativi e parlamentari degli ultimi 10 anni.
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