Prandelli chiede al maestro Trap di benedire la nuova Italia

Per l’ultimo viaggio della Nazionale, a Liegi, prima del «rompete le righe» e delle vacanze, è il caso di liberarsi subito dalle suggestioni inevitabili. E cioè dall’abbraccio con il vecchio, caro, irascibile Trap che ha al suo fianco Marco Tardelli, e che nella Juve di un calcio fa, fu il maestro e il precettore di Cesare Prandelli. «Mi ha insegnato a vincere» è la didascalica presentazione di un maestro apprezzato e mai dimenticato. Furono anni superbi, per la Juve imbattibile e anche per la ciurma cresciuta intorno ai tanti fuoriclasse dell’epoca, Platini e Zoff tra i tanti. «Sei anni indimenticabili» la sintesi amarcord del Ct che è in grado di segnalare la virtù principale del grande uomo di calcio proveniente da Cusano Milanino. «É una persona speciale, oltre che un grande allenatore. Tempo fa mi disse: un giorno ci incontreremo su due panchine importanti, io non ci credevo»: gli fa fare persino la figura del mago pur di raccontare un grande sodalizio nato sulle sponde juventine e proseguito nei giorni nostri perchè i due, nel tratto del temperamento, si somigliano in modo inquietante.
Per l’ultimo viaggio del club Italia a Liegi, contro l’Eire, che ha fama di squadra fisica e dotata di gran temperamento, è il caso di pensare subito alle scelte di Prandelli e di decifrarne il senso, tra le pieghe di un robusto e inevitabile turn-over. Per esempio in porta può disporsi Viviano che col Bologna ha vissuto una stagione altalenante, prima tanti complimenti, seguiti da qualche aspra censura. L’Inter che ne sta seguendo la maturazione, non sembra disposta a bruciare le tappe e così Julio Cesar può regnare ad Appiano Gentile approvando la scelta di confermare Castellazzi vice e invece tacendo sul giovanotto che preme e che minaccia, prima o poi, di togliergli la maglia da numero uno.
La seconda curiosità è tutta concentrata nel quartetto di centrocampo dove a Pirlo viene lasciata la bacchetta del maestro di orchestra, aiutato da Marchisio e dall’avvento di Nocerino che è ragazzo di generosa espressione fisica. La novità, nell’occasione, è rappresentata da Montolivo spostato in avanti, nell’accampamento del trequartista, per fare da musa di Pazzini e Pepito Rossi, i due attaccanti prescelti. Forse non è il caso di cambiare ruolo a Montolivo o invece può essere la sua forza, convincere qualche acquirente tiepido che con la duttilità si può acquistare, al prezzo di uno, un paio di centrocampisti, uno di lotta e l’altro di governo, per capirsi. Per Pazzini l’Eire rappresenta qualcosa di non propriamente felice. A Bari, nella sfida che preparò la spedizione scellerata del Sudafrica, il centravanti, coinvolto suo malgrado in uno scontro aereo con una sentinella irlandese, venne espulso in modo ingiusto e precipitoso e del suo debutto si persero le tracce. Pazzini, in azzurro, deve ancora guadagnarsi il credito di cui dispone per esempio ad Appiano Gentile. «Dobbiamo dare continuità alla prova di Modena con l’Estonia» la frase di Prandelli che tradotta vuol dire: vediamo se riusciamo a fare qualcosa di buono anche contro l’Eire, rivale più impegnativo rispetto agli estoni piegati facilmente 3 a 0, venerdì scorso. Pazzini deve convincere, se vuole staccare nella classifica Alberto Gilardino, in caduta libera. Non potrà godere degli spunti nè degli assist di Antonio Cassano, fatto accomodare in panchina non perché abbia demeritato a Modena ma perché la sua condizione fisica non glielo consente. Può al limite scaldare i muscoli per realizzare l’ultima mezz’ora.

Come si capisce anche in Nazionale Cassano, per imporsi, deve lucidare i suoi muscoli ed affrontare una stagione piena a cento all’ora smaltendo i chili che arrotondano la sua sagoma, eliminando magari anche quei segnali di ingiustificato nervosismo che lo accompagnano persino a Coverciano.

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