RomaQuando sulla scrivania di Arcore arriva lultima rilevazione di Euromedia Research, lespressione di Berlusconi tradisce per un attimo un pizzico di soddisfazione. Dopo la bufera di giovedì scorso alla Direzione nazionale del Pdl, infatti, i sondaggi di Alessandra Ghisleri dicono che la fiducia nel presidente del Consiglio rimane invariata al 63-64%. Buon segno, visto che il rischio che la litigata in diretta tv avesse portato a un calo effettivamente cera. Calo che subisce invece Fini, il cui gradimento precipita di cinque punti in una settimana. Daltra parte, è lo stesso sondaggio a dire che la stragrande maggioranza degli italiani non capisce le ragioni effettive dello strappo del presidente della Camera. Numeri, insomma, che confortano il Cavaliere nella sua intenzione ad andare avanti senza curarsi troppo del capitolo Fini, conscio che le distanze - politiche e personali - sono ormai incolmabili. Così, neanche i toni decisamente più concilianti usati dallex leader di An nelle interviste televisive di questi giorni (ieri sera quella a Ballarò) sembrano poter cambiare lo stato dellarte. Perché - è il ragionamento fatto dal Cavaliere con i suoi - se ora ha deciso di abbassare i toni è solo perché si sente sempre più isolato. Insomma, poteva pensarci prima...
Ad Arcore, poi, non passano inosservati i continui affondi che arrivano dai finiani. Prima lintervista a Campi (che buttava lì lipotesi del governo tecnico) e ieri le dimissioni di Bocchino da vicecapogruppo vicario del Pdl alla Camera. Dimissioni che aprono un fronte interno al partito, visto che Bocchino le presenta legando il suo destino a quello di Cicchitto, presidente del gruppo. Lintento, insomma, è quello di andare alla conta, così da formalizzare lesistenza di una corrente finiana alla Camera. Con tanto di richiesta di un faccia a faccia con Berlusconi. Un incontro che difficilmente si farà, visto che da giorni il Cavaliere ripete che di vedere Bocchino non ha nessuna intenzione, al punto che nellultimo vertice a Palazzo Grazioli era lunico tra capigruppo e vicecapigruppo a non essere stato invitato. Insomma, che il presidente del Consiglio sia seriamente tentato dallaccogliere la lettera di dimissioni di Bocchino è certo, anche se pure lui sa bene che questo rischierebbe di aprire un altro fronte con Fini. Così, non è escluso che il tutto si risolva in un nulla di fatto, comunque formalizzato dai vertici del Pdl. Già, perché in ogni caso la questione sarà affrontata dagli organismi del partito. Un primo effetto, comunque, le dimissioni le hanno provocate. Visto che la già sparuta componente finiana è riuscita comunque a spaccarsi se il sottosegretario Menia decide di presentare una candidatura alternativa a quella di Bocchino. «Fini - attacca Menia - ieri ha detto una cosa e noi siamo fermi a questo, poi oggi tutto è cambiato con Bocchino che è andato da Cicchitto e ha presentato finte dimissioni. Questa vicenda è uniniziativa personale, a sfondo ragionieristico, come al solito...». Anche se, a dire il vero, sono in pochi nel Pdl a pensare che davvero il presidente della Camera non abbia dato il suo placet alla lettera di dimissioni.
Sottotraccia, dunque, i rapporti restano più che tesi. E il fatto che sul sito dei Promotori della libertà si sia da ieri aperto un laboratorio politico che prevede lintervento settimanale di politici e intellettuali ne è il segnale più eloquente. Non solo perché i Promotori della libertà sono coordinati dal ministro Brambilla (piuttosto evocativa, visto che in qualche modo furono i suoi Circoli ad accompagnare il Cavaliere fino alla svolta del predellino), ma pure perché il primo ad intervenire è Bondi, uno dei tre coordinatori del Pdl.
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