Il premier disinnesca la mina Lega: "Tutto a posto"

Il Carroccio contro le bombe in Libia. Bossi si sfoga: "Siamo diventati una colonia francese, verremo invasi dai profughi". Dall’Idv mozione-tranello per la verifica di maggioranza. Presto vertice Senatùr - Berlusconi: il Cav è ottimista. La Russa: non ci divideremo

Il premier disinnesca la mina Lega: "Tutto a posto"

Roma - Siglata la pace con Sarkozy, si apre il fronte con la Lega. Una battaglia tutta interna alla maggioranza che Berlusconi è convinto di vincere. Anche se all’orizzonte si apre lo spettro crisi. L’opposizione infatti, cavalcando le perplessità di Bossi, è tentata di chiedere una verifica parlamentare per dimostrare che la maggioranza non c’è sulla politica estera. Il Cavaliere ostenta ottimismo nonostante Di Pietro carichi già il fucile attraverso la richiesta di una verifica in Aula. Che sottende un duplice tranello: il Pd, per coerenza, dovrebbe votare col Pdl il «sì» ai raid; la Lega, sempre per coerenza, dovrebbe votare contro i «raid».
In mattinata, durante la conferenza stampa al termine del summit con il presidente francese, il premier svela che il suo telefono è stato rovente: «Ieri sera ho telefonato a Maroni, Calderoli e a Bossi e ho detto loro che anche oggi avremmo parlato di questo». Dall’altra parte del telefono, tutte le perplessità del Carroccio: «Noi siamo contrari. Abbiamo già fatto tutto quello che dovevamo fare. Ma i bombardamenti no». Già lunedì notte Berlusconi ha cercato di convincere i suoi interlocutori: «Ma c’è pure il via libera del capo dello Stato... E poi ci sono state le pressioni di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Non possiamo non tenerne conto». Inoltre, e questa volta lo dice in chiaro in conferenza stampa, «non possiamo permettere che l’Italia sia un partecipante non a pieno titolo».
Il problema è che i leghisti devono fare i conti con il proprio elettorato che sente forte l’equazione: più bombe più immigrati. L’esito positivo del summit non convince il Carroccio. È sempre il ministro Calderoli a spiegare i motivi delle perplessità. In primis motivazioni politiche: «La Lega è contraria alla guerra, e soprattutto a quelle che coinvolgono dei poveretti, che poi inevitabilmente si riverseranno nel nostro Paese - dice Calderoli -, ma gli aiuti non si danno con bombe o missili». In secundis motivazioni economiche: «La missione libica porterà a nuovi rilevanti oneri e, conseguentemente, ad un aumento delle tasse. La gente ha altri problemi: i Paesi che vogliono le guerre se le facciano da soli». Quindi «ne discuteremo nel prossimo consiglio dei ministri». La terza obiezione la confessa al Giornale un leghista vicino ai vertici: «Ma siamo sicuri, poi, di chi stiamo aiutando? Chi sono questi ribelli?».
Alle 16 del pomeriggio, insomma, il nodo leghista sembrava tutt’altro che sciolto anche se Berlusconi, pochi minuti dopo, ha assicurato che la Lega si sarebbe piegata alla realpolitik: «Tutto a posto, con Bossi tutto a posto». In serata, però, dall’amico Umberto arrivava ancora un niet: «Non sono d’accordo sui bombardamenti: le guerre non si fanno e non si annunciano così. Dopo le parole di Berlusconi Gheddafi ci riempirà di clandestini. Io non sono d’accordo sui raid. Dobbiamo pensare, poi, che se bombardiamo poi ci tocca ricostruire». E ancora: «Siamo diventati una colonia francese e non è dicendo sempre “sì” che si acquisisce peso internazionale». Una bomba i cui effetti verranno soppesati un vertice tra Berlusconi e Bossi, in programma nelle prossime ore.
I mal di pancia del Carroccio non porteranno al patatrac del governo, posto che non ci sarà alcun voto del Parlamento sull’ulteriore impegno dell’Italia alla missione in Libia. Le nostre azioni militari, infatti, sono già legittimate dalla risoluzione 1973 del consiglio di sicurezza dell’Onu. Ma l’occasione, per le opposizioni, è ghiotta. Qualora riuscissero a chiedere e ottenere un voto in Aula sulla missione, e qualora la posizione di Bossi non dovesse cambiare, ci sarebbe il rischio di un inciampo: maggioranza a terra e crisi di governo. Se nel Pd si tentenna, Di Pietro non ha di questi problemi e in serata ha fatto sapere di aver già presentato una mozione per verificare se il governo ha ancora una maggioranza. Che farà quindi la Lega? Un anonimo parlamentare del Carroccio getta acqua sul fuoco: «Non per fare polemica per forza ma cosa avremmo dovuto dire? E poi anche all’inizio della missione noi ci siamo astenuti. Come spiegare, adesso, un “sì” convinto? I nostri elettori non capirebbero». Già, gli elettori. «Siamo in campagna elettorale», ricorda lo stesso leghista.

Il ministro La Russa ostenta ottimismo: «La maggioranza non si dividerà». Sarà. Ma oggi, quando col ministro degli Esteri Frattini riferirà alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato, di certo i leghisti non applaudiranno.

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