Il premier resta in ospedale Veronica telefona? È giallo

Zangrillo, il medico personale del Cavaliere: «Soffre molto e mangia a stento. È affaticato ma si riprenderà». Palazzo Chigi smentisce la chiamata della moglie. Il dolore persistente non gli dà tregua. «Domani sarà dimesso»

Milano Dicono che la telefonata di Veronica Lario sia arrivata poco prima di cena, verso le sette e mezzo di sera. Quando le ultime visite, quelle ufficiali, amici e gente comune, stavano per finire. «È stata affettuosa e premurosa, ha voluto rassicurarsi sulle mie condizioni», avrebbe confidato il premier alle persone più vicine. Mentre lui si preparava a rimanere nella sua stanza d’ospedale per la seconda notte e forse nemmeno l’ultima. Poi, qualche minuto dopo, la smentita da Palazzo Chigi: il premier e sua moglie non si sono sentiti. E su quello scambio di battute si apre un giallo. Quello che è certo invece è che le condizioni di salute di Silvio Berlusconi «sono più gravi di quello che potevamo dire l’altra sera» spiega il professor Alberto Zangrillo, primario di rianimazione e terapia intensiva al San Raffaele di Milano leggendo ai giornalisti l’ultimo bollettino medico. In tarda serata il medico ha puntualizzato: «Con il premier le previsioni sono sempre imprevedibili, ma io gli avrei imposto almeno dieci giorni di riposo. Domani sarà dimesso ma non deve tornare al lavoro con i suoi ritmi serrati». I parametri vitali del presidente del Consiglio si sono mantenuti stabilmente nella norma e vengono monitorati costantemente da quando è entrato qui l’altra notte dopo quella terribile aggressione in piazza del Duomo. Mentre l’esame della Tac ha confermato la presenza di una frattura del setto nasale, la rottura di due denti incisivi dell’arcata superiore e stila una prognosi di venticinque giorni. «Ma abbiamo riscontrato un abbassamento dei valori dell’ematocrito dovuto al sanguinamento post-traumatico», aggiunge il primario. Di sangue, ne avrà perso mezzo litro e «i due prelievi che sono stati eseguiti hanno constatato uno stato di anemizzazione relativo al sanguinamento». Ora per fortuna ci sono le terapie antibiotiche, antinfiammatorie e analgesiche ad alleviare la sofferenza, le flebo che lo aiutano ad alimentarsi e le fasciature sul volto, ma rimane quel dolore persistente che non gli dà mai tregua. «È gonfio, ha mal di testa. Si nutre a fatica».
Giura il professor Zangrillo di non averlo mai visto così. «È abbattutissimo, non è l’uomo che tutti noi conosciamo. Ieri era dispiaciuto, oggi è stordito». Scongiurato l’intervento al setto nasale, i medici si riserveranno di prendere una decisione sulle sue dimissioni questa mattina, mentre il prossimo bollettino verrà comunicato alle dieci. Racconta il medico di fiducia del premier che in quella stanza d’ospedale, la 713 al settimo piano, Berlusconi ha passato una notte tranquilla. Con le sue guardie del corpo e la sicurezza proprio fuori dalla camera. «Una notte tranquilla, sì. Per i parametri medici. Si è risvegliato da un brutto sogno ed ora è veramente amareggiato». Come se d’improvviso avesse preso coscienza di quello che è accaduto l’altra sera. E adesso, oltre ai lividi sul corpo, percepisce tutta l’amarezza e la delusione per un gesto che va oltre ogni immaginazione. «Dopo il trauma, non si è reso conto dell’impatto, ora la situazione si riequilibra e mette in evidenza cose impercettibili». Una su tutte lo stato neurologico da tenere costantemente monitorato e i cui parametri sono altalenanti. Non ci sono rischi specifici, ma in termini generali si tratta di una situazione da controllare. Poi ci sono anche gli altri effetti collaterali della botta, possibili infezioni in conseguenza alle ferite sul volto. «Non è in forma, è soporoso, debole e non reattivo». E pensare che domenica sera, dopo essere arrivato al San Raffaele a farsi medicare, aveva detto di voler andarsene a casa.

Invece ora si è abbandonato passivamente alle cure e non è in grado di essere dimesso. Almeno per altre 36 ore. Zangrillo si allontana dal padiglione dell’ospedale e poi si volta ancora un volta verso i giornalisti «È abbattuto, ve lo ripeto. Ma si riprenderà».

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