Milano«È vero: stavamo attaccando i manifesti fuori dagli spazi. Ma non credo che fosse un motivo valido per aggredirci in quel modo». A parlare è Giuseppe Maiocchi, orefice e militante leghista: un milanese di cui le cronache hanno già dovuto occuparsi, perché nellaprile 2004 due ragazzi montenegrini fecero una spaccata al suo negozio, lui reagì, e suo figlio Rocco uccise uno dei ladri. La vicenda spaccò Milano in due, e la sentenza che nel 2006 condannò i Maiocchi a pene poco più che simboliche suscitò consensi e polemiche.
Anche il nuovo episodio, fortunatamente meno cruento, è di quelli che spaccano la città, in queste ultime ore della campagna elettorale più nervosa che Milano ricordi. La notte di ieri, in via Ripamonti, volano botte tra Maiocchi, in veste di attacchino leghista, e tre giovani di sinistra: ultimo episodio della catena di brutti episodi che hanno costeggiato il duello tra Letizia Moratti e Giuliano Pisapia.
Come in tutti gli episodi precedenti, le versioni divergono: secondo il comitato pro-Pisapia, «tre persone attacchinavano manifesti della Lega fuori dagli spazi previsti, tre ragazzi gli hanno fatto notare che il loro comportamento era illegale. A quel punto i leghisti hanno insultato gli altri giovani e nel momento in cui questi hanno detto che avrebbero chiamato la polizia, uno dei militanti della Lega con un bastone ha colpito in testa uno dei ragazzi».
Ecco invece il racconto di Maiocchi: «Dopo averci ordinato di smettere di attaccare i manifesti hanno iniziato a strapparli. Poi hanno preso a calci il secchio della colla fino a romperlo. Dopodiché hanno iniziato a menare: tre contro uno, perché uno di noi era cardiopatico e laltro era corso a chiamare aiuto. Io mi sono difeso, eh: primo non prenderle, secondo cercare di ridarle. Ma uno contro tre è difficile, anche perché di bastoni proprio non ne avevo. Uno mi prendeva a pedate in faccia, laltro si era tolto la cinghia dei pantaloni e la usava per frustarmi». Che fossero militanti di sinistra, almeno stavolta, non cè dubbio: «Due li ho riconosciuti, sono fratelli che abitano nello stesso palazzo, gente dei centri sociali che mi risulta avere qualche precedente penale». Identità e precedenti sono stati confermati dai carabinieri che sono arrivati in via Ripamonti a sedare lo scontro e che hanno inviato il rapporto in Procura.
Anche il nuovo rapporto andrà probabilmente a impilarsi sul tavolo del pubblico ministero Armando Spataro, che sta coordinando le indagini sugli altri episodi da codice penale di questa campagna: dalla querela per diffamazione presentate da Giuliano Pisapia contro Letizia Moratti, alla vicenda dei «finti zingari» che secondo il centrosinistra seminavano sconcerto tra gli elettori, ai pestaggi dei giorni precedenti.
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