Primi soldi dall’Europa: per la Grecia in crisi già pronti 45 miliardi

I ministri delle Finanze dell’Eurogruppo, riuniti in teleconferenza, hanno deciso ieri di accordare alla Grecia un prestito di 30 miliardi di euro per il primo anno, «per coprire le necessità finanziarie» di Atene ed evitare il suo default. Ad annunciarlo in una conferenza stampa a Bruxelles sono stati il presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker, e il commissario europeo agli Affari monetari ed economici, Olli Rehn, precisando che i tassi d’interesse per il prestito accordato «non avranno alcun elemento di sussidio» e «saranno del 5%», cifra decisa sulla base dei parametri utilizzati dal Fondo monetario internazionale (Fmi) in operazioni del genere.
«Non è stata presa alcuna decisione sull’attivazione del meccanismo, che spetta alla Grecia, ma sono stati definiti solo i dettagli tecnici» di quanto era stato concordato al Consiglio europeo del 25 marzo scorso, ha chiarito Juncker, mentre Rehn ha precisato che ai 30 miliardi decisi dai 16 Paesi dell’Eurozona si aggiungeranno gli aiuti che deciderà l’Fmi. «A questi 30 miliardi - ha spiegato Rehn - si aggiungerà la quota del Fondo monetario in una proporzione pari a più o meno a un terzo dell’ammontare complessivo». La quota del Fmi dovrebbe quindi aggirarsi tra i 12 e i 15 miliardi, arrivando così ad un ammontare totale di prestiti in favore della Grecia di circa 45 miliardi. La parte relativa all’Italia sarà di 3,7 miliardi di euro. Juncker ha però sottolineato che non si tratta di una sovvenzione, nessuno dei Paesi che parteciperà all’operazione ci perderà. Inoltre, l’importo del prestito non peserà sui conti pubblici nazionali al fine della valutazione del piano di stabilità. Il premier greco Giorge Papandreou ha però detto che il suo Paese attiverà il meccanismo di sostegno solo se necessario. «Nelle intenzioni del governo - ha osservato il primo ministro - tale meccanismo è visto come un avvertimento agli speculatori per consentire di ridurre i tassi. Il punto è vedere se tale meccanismo convincerà i mercati. Se non ci riuscirà, allora accederemo al prestito e in questo modo riusciremo a tenere sotto controllo i tassi d’interesse». Papandreou ha anche spiegato che l’aiuto Ue-Fmi «non è la nostra prima opzione. Si tratta soltanto di una rete di sicurezza che sarà usata soltanto se lo riterremo necessario. Noi, però, speriamo che non lo sia». Intanto domani il ministero del Tesoro greco ha in programma una nuova asta di titoli pubblici, ossia 600 milioni a sei mesi e altrettanti a dodici mesi, mentre nel Paese è sempre più forte il disagio sociale a causa dei tagli alla spesa che il governo greco ha dovuto promettere all’Europa per riuscire ad evitare il default finanziario. Per questo motivo i dipendenti pubblici hanno proclamato uno sciopero per il 22 aprile contro il piano di austerità del governo e non si esclude che la protesta si allarghi anche al settore privato.
Il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso si è detto «molto soddisfatto» dell’accordo raggiunto.

«L’esecutivo Ue ha dato - ha spiegato Barroso - contributo attivo a questo accordo e sono convinto che ciò aiuterà la Grecia a continuare a correggere in maniera vigorosa gli squilibri delle sue finanze pubbliche e a fare le riforme strutturali necessarie».

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