Politica

«La priorità: amministratori capaci»

Giuseppe Scopelliti è il sindaco di Reggio Calabria, città che recentemente ha ottenuto lo status di «Città metropolitana», vicepresidente dell’Anci e probabile candidato Pdl alle Regionali 2010. Il dibattito sul partito del Sud e sulle polemiche innescate dal tira e molla degli esponenti siciliani del centrodestra non lo appassiona.
«Non serve un partito del Sud ma amministratori capaci. E soprattutto il Pdl, il più grande partito della storia repubblicana, possiede una classe dirigente capace di individuare un percorso di vera rinascita di quest’area del Paese. Il partito esiste già con una cultura di governo e di politica del fare, in grado di utilizzare quelle risorse e quei vantaggi di politica fiscale di cui il Mezzogiorno necessita. Dopo i fondi Fas per ridurre il gap tra Nord e Sud bisogna investire fortemente sulle infrastrutture necessarie. Per approdare alla “fase 2” e iniziare con altre forme di fiscalità di vantaggio, il meccanismo più virtuoso per il rilancio del Mezzogiorno.
Cioè il federalismo fiscale...
«Federalismo e fiscalità di vantaggio sono due elementi strettamente collegati tra loro. Questo binomio diventa strategico per le città del Sud. Due sentenze della Corte di giustizia della Ue sanciscono la piena compatibilità con il diritto comunitario delle misure fiscali adottate dagli enti territoriali».
Insomma, anche «senza soldi» si possono fare investimenti?
«No, ma queste sentenze suggeriscono alcune soluzioni che, nella cornice della legge delega in materia di federalismo, consentono una seria autonomia finanziaria locale “sufficiente”, condizione imprescindibile per ritenere legittime le fiscalità di vantaggio».
Cosa intende per «sufficiente autonomia»?
«Già oggi un’autorità territoriale dotata di uno status politico “distinto” dal governo centrale, come la Regione o la Città metropolitana, possono adottare in autonomia, cioè “senza possibilità di un intervento diretto da parte del governo” una serie di misure che però non devono essere compensate da sovvenzioni o contributi pubblici».
Queste misure a cosa servono?
«A individuare interventi “diretti” a promuovere lo sviluppo economico. Penso a forme innovative di politica fiscale a livello regionale su Irap o addizionale Irpef, come la detassazione degli investimenti produttivi. O alla riduzione della burocrazia nei processi di erogazione del credito alle imprese. O ancora, una maggiore presenza di soggetti no profit nel settore delle utilities e delle politiche sociali».
A cosa servirebbe quest’ultimo passaggio?
«A evitare, ad esempio, l’illogico meccanismo “prelievo e poi distribuzione”. In questo modo non aumenteremmo la pressione fiscale e favoriremmo, semplificandolo, lo sviluppo della produzione economica e sociale».
A dirlo sembra facile. Ci faccia qualche esempio.
«Ci sono due modelli di fiscalità di vantaggio: uno “strutturale” e uno “congiunturale”. Nel primo caso si tratta di stabilire delle politiche fiscali che siano “stabilmente” (o temporaneamente, nel secondo caso) vantaggiose per chi investe in un determinato territorio. Un vantaggio permanente nel tempo sostiene le imprese già presenti e favorisce la nascita di nuove realtà, attraendole da un’altra area e creando una sana competizione tra diversi territori. I vantaggi “transitori” aiutano chi c’è già, senza garantire un ritorno dell’investimento in tempi brevi. Ma basterebbero a evitare le vecchie logiche assistenziali e clientelari».
felice.

manti@ilgiornale.it

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