RomaNessuna bocciatura dal Csm, solo il parere «dialogante» di una Commissione sulla riforma del processo penale. La precisazione è del vicepresidente dellorgano di autogoverno della magistratura, Nicola Mancino, a cui non è piaciuto che il testo approvato allunanimità dalla VI Commissione sia stato, con un«indebita forzatura», interpretato come un affossamento delle norme allesame della Commissione giustizia del Senato.
Il parere, intanto, non è del Csm che deve ancora discuterlo, eventualmente modificarlo e approvarlo nel plenum. E allora, dice Mancino, «alcune forzature andranno, a mio avviso, eliminate». Perché la posizione di Palazzo de Marescialli devessere di collaborazione non di bocciatura o promozione: «Dialogare con il governo è necessario».
Il numero due dellorgano di autogoverno delle toghe aggiunge di condividere il commento del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, «quando mette in risalto che quello del Csm è solo un parere».
Proprio ieri si sarebbe dovuto iniziare lesame del corposo testo di una trentina di pagine in cui si denunciano problemi di costituzionalità del ddl Alfano, ma poi cè stato un rinvio a giovedì. E per Mancino «è stato opportuno non solo per approfondire le valutazioni espresse in Commissione ma anche per distinguere il momento della formulazione del parere dal momento della risoluzione finale, che è quello della competente sede plenaria».
Di fronte allassemblea il vicepresidente ricorda anche linvito del Capo dello Stato, che è presidente del Csm, a non «dilatare i propri spazi di intervento» e invadere competenze altrui. Cè anche un problema di «limite temporale», per fare in modo che il parere del Consiglio non interferisca con lattività del parlamento, che a metà settembre dovrebbe iniziare a lavorare sulle norme in questione. Ecco perché, probabilmente, prima dellestate ci sarà la pronuncia del plenum, forse entro venerdì visto che le ferie incombono anche a Palazzo deMarescialli.
Con il suo intervento, insomma, Mancino vuole sottolineare che da parte del Csm non ci possono essere interferenze nel lavoro del parlamento, né posizioni ideologiche che possono apparire «preconcette», come ha detto mercoledì il presidente uscente della Commissione giuridica dellEuroparlamento, Giuseppe Gargani (Pdl).
Frasi che deludono quanti si sono subito fatti forti delle notizie sul parere della Commissione per attaccare la riforma. A incominciare dallIdv di Antonio Di Pietro, che ha definito la riforma «incostituzionale ed immorale», parlando di progetto «criminale» e «piduista». Anche Lanfranco Tenaglia del Pd ha colto loccasione per dire che liniziativa del governo sulla giustizia penale è «incoerente e schizofrenica». Dopo la precisazione di Mancino dallopposizione tacciono.
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