Prodi affonda: il 62% degli italiani lo boccia

Cala ancora il consenso al governo di centrosinistra. E nelle intenzioni di voto il centrosinistra crolla al 28,5%, mentre la Casa delle libertà è al 40%. Il sondaggio Unicab del 21 dicembre, al termine dell’iter della Finanziaria, conferma la crisi dell’esecutivo. A maggio l’indice di gradimento era al 41,7%

da Roma

Un sondaggio recentissimo (21 dicembre) un istituto serio (l’Unicab), un campione cospicuo (2.882 intervistati), e un risultato politico esplosivo: il consenso di Romano Prodi e del suo governo sta andando a picco. È questo il risultato di una ricerca demoscopica articolata che Il Giornale è in grado di illustrare in esclusiva, con molti elementi di interesse (ed anche qualche piccola sorpresa). Una sondaggio che colpisce anche perché rivela che gli elettori non sono pienamente soddisfatti nemmeno dell’opposizione. E infine, dati sorprendenti anche sulle intenzioni di voto dei partiti, dove si assiste a un sorpasso che mesi fa pareva impossibile: Forza italia diventerebbe la prima formazione (con il 29 per cento netto), mentre l’Ulivo perderebbe cinque punti rispetto al dato delle elezioni politiche, passando dal 31.3 al 26.3 per cento.
Consenso a picco. Ma procediamo con ordine. Il primo dato che colpisce, ovviamente, è il calo del consenso al governo, una tendenza che è stata registrata da molti istituti, in questi mesi, ma che nel caso di questo sondaggio assume proporzioni dirompenti: secondo quanto registra l’Unicab, il 62.2 per cento degli intervistati boccia l’esecutivo di Romano Prodi, e solo il 37.3 per cento lo promuove. Un dato che sorprende anche per un altro particolare, nient’affatto irrilevante. Gli incerti sono pochissimi: solo lo 0.5 per cento degli intervistati, infatti, non risponde. Secondo le rilevazioni omogenee dello stesso istituto, a maggio il 41.7 per cento degli interpellati aveva promosso Prodi: il che significa una perdita di quasi 5 punti.
Voto di appartenenza. Ancora più forte il dato sul voto di appartenenza agli schieramenti. Qui il crollo fra coloro che si pronunciano è ancora più drastico di quello che si registra sulla squadra di governo e sul premier: solo il 28.5 per cento del campione, infatti, dichiara la sua disponibilità a votare uno qualsiasi dei partiti di centrosinistra. Un dato di tendenza esattamente opposta a quello che si registra nella domanda analoga per il centrodestra, a cui il 40% degli elettori riconfermerebbero la loro fiducia (L’unica incognita, in questo caso, è l’alto numero di incerti: coloro che non si pronunciano, infatti sono il 31.1 per cento degli interpellati).
Il giudizio sull’opposizione. Malgrado questa compattezza nel consenso, però, anche il comportamento dell’opposizione non soddisfa pienamente gli elettori. Se il 43 per cento dà un voto dal sei in su alla coalizione, il 54 per cento vorrebbero che la sua presenza in Parlamento fosse più netta e incisiva, così come più saldi i rapporti fra gli alleati.
Ma i diagrammi del sondaggio sgranati mese per mese danno un’immagine inequivocabile delle tendenze elettorali, e di due correnti profonde dell’opinione pubblica italiana: a maggio, subito dopo il voto l’Unione raccoglieva il massimo dei consensi e poi è andata calando di mese in mese, fino ad arrivare a dicembre al minimo storico del 28.5 per cento. Nello stesso periodo il consenso al centrodestra non ha fatto altro che crescere, passando da poco meno del 40 per cento (39.5) fino al 43.7 attuale.
Il voto ai partiti. Ecco perché, nell’ultima parte del sondaggio, quella che monitora le intenzioni di voto lista per lista, tutto quello che abbiamo detto appare con ancora maggiore chiarezza. Il primo dato, ovviamente è quello sui due schieramenti. Il centrodestra, nonostante la parziale insoddisfazione dei suoi elettori, riuscirebbe comunque a recuperare i suoi scontenti, collocandosi al 57.9 per cento dei voti (era al 49.7, come è noto, alle elezioni politiche). Il centrosinistra, invece, passerebbe dal 49.8 delle politiche al 41.4 di questo rilevamento percentuale. Altro dato che colpisce: tutte le liste dell’Unione, chi più chi meno, perdono consensi: crollerebbe l’Ulivo, dal 31.3 al 26.3. Calerebbe l’Udeur (poco, dall’1.4 all’1.2). Calerebbero Rosa nel pugno (dello 0.3) Verdi (dello 0.1), Pdci (dello 0.4), Rifondazione comunista (addirittura di un punto) e Italia dei Valori (dal 2.3 all’1.9).
Centrodestra in crescita. Mentre per un fenomeno opposto e speculare, crescerebbero tutti i partiti del centrodestra: Forza Italia con l’impennata che abbiamo ricordato, ma anche An di quasi due punti (più 1.9), l’Udc che arriva al sette per cento (più 0.2) e anche la Lega che supera la barriera del 5 per cento (più 0.5). Insomma, un dato che sconta una sola incognita, quella del 31.1 per cento degli elettori che non si pronuncia, è incerto o dice che non voterebbe per nessuno.

Ma anche questa percentuale è in linea con quella dichiarata negli altri mesi. Così, il campanello di allarme Prodi e la sua coalizione registra il punto più alto di crisi mai raggiunto dal voto delle politiche ad oggi.
luca.telese@ilgiornale.it

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