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Prodi «chiarisce» con Napolitano poi convoca un vertice urgente

da Roma

Minimizzare, smussare, circoscrivere, ridurre il danno. E che sarà mai, si sfoga nel pomeriggio Prodi con i suoi uomini, in fondo si è trattato soltanto di un infortunio tecnico, di uno scivolone parlamentare, di una trappola organizzata dal centrodestra. Calma e gesso, e soprattutto silenzio assoluto, aspettando che passi l’ondata. Ma alle sette di sera arriva la telefonata di Giorgio Napolitano e il premier è costretto a cambiare strategia. «Romano, devi fare qualcosa, questo pasticcio va risolto». Il presidente è «preoccupato», ha seguito il dibattito e «gli sviluppi», ha passato la giornata in «consultazioni e contatti» e ha trovato ulteriori conferme a una convinzione maturata da tempo: un governo non può andare avanti con maggioranze variabili sulla politica estera. Un nuovo voto di fiducia, per il momento, non serve. Ma, come reclamano Parisi e D’Alema, il «chiarimento politico» è diventato necessario e urgente.
E così il Professore abbandona la sua trincea. All’ora di cena Palazzo Chigi interrompe l’afasia per convocare un vertice del centrosinistra sulla politica internazionale. I problemi, ammette Prodi, esistono: «Quanto è avvenuto oggi al Senato è la manifestazione di un disagio e un dissenso». Per questo «al rientro dei ministri degli Esteri e della Difesa è prevista una riunione delle forze della maggioranza al fine di riaffermare le linee di politica estera contenute nel programma di governo».
Però, aggiunge il presidente del Consiglio, si tratta di «un disagio e un dissenso noti e circoscritti al tema oggetto della discussione in aula». Se c’è turbolenza, è colpa dell’«opposizione che ha commentato con toni apocalittici i risultati delle votazioni, traendone le più estreme conseguenze». Dunque, il tentativo di ridurre la portata politica dell’incidente a Palazzo Madama continua. Quanto a Vicenza, assicura, la decisione ormai è presa, votata, ratificata e non cambia: «Il governo sta lavorando per una soluzione condivisa, fermo restando che, come spiegato dal ministro Parisi, c’è disponibilità da parte dell’esecutivo a discutere le modalità di realizzazione dei lavori di ampliamento della base militare ma non certo a mettere in discussione il nulla osta già concesso in ottemperanza con quanto garantito dal governo precedente».
Adesso c’è da vedere se tutto ciò basterà a quanti, e sono tanti, chiedono un chiarimento definitivo. Il centrodestra, che vorrebbe che Napolitano spedisse Prodi in Parlamento per ottenere un voto di fiducia formale. I riformisti del centrosinistra, sempre più in difficoltà. La sinistra radicale, che stavolta ha votato disciplinatamente soltanto la mozione dell’Ulivo e che ora fa pesare questa «prova di fedeltà» all’alleanza in vista del rifinanziamento delle missioni militari. E se basterà al capo dello Stato, che da sempre sostiene la necessità di onorare gli impegni internazionali e che, come raccontano al Quirinale «continua a seguire la vicenda attenendosi alle prerogative che la Costituzione gli attribuisce».


Insomma, ancora onde alte per la navicella del Prof, che però più di tanto non si scompone: «Con il presidente della Repubblica c’è stato un normale colloquio telefonico. Il vertice? No, sarà solo un incontro. Non ho nessuna preoccupazione, sono fiducioso, fiduciosissimo sulla tenuta della maggioranza».

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