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«Prodi ci ha accusato di evadere adesso vogliamo scuse formali»

Il numero uno dei giovani commercianti Brambilla: «Pronti alla piazza se la base ce lo chiede»

Felice Manti

da Milano

La retromarcia del governo sulla tassa di soggiorno viene considerata una «piccola grande vittoria». Ma la contestazione di commercianti e artigiani non si fermerà qui. Parola di Micaela Vittoria Brambilla, presidente dei giovani di Confcommercio: «L’aver ottenuto questo risultato conferma la bontà della nostra protesta. Tanti colleghi insistono sullo scendere in piazza. Se la base ci chiederà di dare forma e prospettiva a questa contestazione noi saremo pronti».
Che cosa chiede Confcommercio al governo?
«Chiediamo delle scuse formali perché siamo stati danneggiati come famiglie e come imprese da una stangata calcolata in 1.200 euro l’anno. E oltre al danno economico bisogna aggiungere anche quello d’immagine. Siamo stati additati come “ladri ed evasori fiscali” da questo governo, un’etichetta che non ci meritiamo. L’80% delle dichiarazioni fiscali, come ha spiegato bene il nostro presidente Carlo Sangalli, è risultata congrua con gli studi di settore. Gli evasioni fiscali vanno cercati altrove, magari tra i 2,6 milioni di dipendenti che hanno un secondo lavoro, o tra i capitalisti d’impresa, poveri in Italia e ricchi alle Cayman».
Per il premier l’Italia è impazzita...
«Come commercianti non siamo pazzi, siamo spaventati come cittadini dalle 68 nuove tasse e arrabbiati come imprenditori dai due punti di pressione fiscale in più, che bloccheranno lo sviluppo dell’economia».
Ma questa manovra non avrebbe dovuto essere frutto della concertazione?
«Di quale concertazione, mi scusi? La nostra confederazione, gli artigiani, quattro milioni di piccole imprese, che rappresentano il 40% del Pil nazionale e che negli ultimi 5 anni hanno creato 1,2 milioni di posti di lavoro, sono fuori dal tavolo sulle politiche economiche. Questa è una falsa concertazione, che ha generato una manovra deleteria e penalizzante. A essere maliziosa, mi verrebbe da pensare che siamo stati esclusi perché il governo e le altre parti sociali hanno scelto le nostre categorie come vittime sacrificali.
Ce l’ha con Confindustria o con Cgil, Cisl e Uil?
«Confindustria rappresenta circa il 27% del Pil, su 11 milioni di lavoratori iscritti a Cgil, Cisl e Uil quasi la metà sono pensionati. I subordinati, i Co.co.co. sono pochissimi, gli autonomi nessuno. Secondo noi così non si rappresenta il vero spaccato economico del Paese, anzi si penalizza solo una parte del sistema produttivo. Senza equità, sviluppo né tantomeno risanamento.
Si spieghi meglio...
«Dov’è l’equità se si penalizzano apprendisti e Co.co.co, che certamente non sono categorie ricche? Dov’è il risanamento dei conti pubblici se anche il Fondo monetario internazionale ha bocciato la statalizzazione del Tfr? Dov’è lo sviluppo se si disincentiva l’assunzione di giovani? In 200 pagine di Finanziaria per i giovani non c’è nulla, se non un conflitto d’interessi mascherato: da un lato il governo invita i giovani a lasciare il Tfr alle aziende, e quindi all’Inps, dall’altro non promuove l’avvio dei fondi integrativi, fondamentali per colmare il buco previdenziale.

In più si minaccia di cancellare la legge Biagi, che in tre anni ha dato indiscussi benefici per le aziende e il mondo del lavoro. Secondo i nostri dati circa il 70% dei lavoratori atipici ha avuto un contratto a tempo indeterminato. Cancellarla sarebbe un grave danno alla nostra categoria.
felice.manti@ilgiornale.it

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