Prodi dà il via libera ad Autostrade-Abertis Per l’ennesima volta

Prodi dà il via libera ad Autostrade-Abertis Per l’ennesima volta

da Milano

Autostrade-Abertis, liberi tutti: parola di Prodi. Il premier, dopo l’incontro «positivo e costruttivo» con il suo omologo spagnolo Zapatero, ha dichiarato: «Le concessionarie, sia Autostrade sia le altre, sono libere di fare un accordo». Immediato l’effetto a Piazza Affari, dove il titolo Autostrade è arrivato a guadagnare fino al 3,14% per poi assestarsi e chiudere in rialzo dell’1,48%.
Non è la prima volta che il presidente del Consiglio si dice favorevole alle nozze italo-spagnole: a ottobre aveva perfino parlato di «semaforo verde». Ma a dicembre le società hanno abbandonato il progetto, proprio a causa dell'introduzione di nuove norme sulle concessioni e della mancata autorizzazione a trasferire la concessione al gruppo che sarebbe nato dalla fusione. Iniziative fortemente volute dai ministri Padoa-Schioppa e Di Pietro, ma comunque approvate dal governo nel suo insieme, premier ovviamente compreso.
E assolutamente disapprovate, invece, da Autostrade, tanto che la società, proprio a causa della difficoltà di valutazione delle nuove regole, ha rinviato di circa un mese l'approvazione del bilancio 2006. Il presidente Gian Maria Gros-Pietro ha detto che i progetti con Abertis potranno essere riconsiderati solo quando saranno chiarite le nuove norme sulle concessionarie. Prodi invece insiste: «Abbiamo già messo a posto il quadro regolamentare. Non c'è più nulla da fare».
Da Autostrade nessuna dichiarazione ufficiale: più possibilista Abertis, che affida a un portavoce le valutazioni sul discorso di Prodi «importante» e «positivo» perché riconosce «la libertà delle imprese», pur confermando che il nodo da sciogliere resta la normativa sul sistema delle concessioni.

Intanto però gli adeguamenti tariffari per il 2007 delle 22 concessionarie autostradali italiane, di cui Autostrade è la maggiore, sono stati congelati in attesa che l'Anas valuti se i ritardi di 3,8 miliardi sugli investimenti programmati siano da considerare «gravi inadempienze delle società» tali da non dover riconoscere gli aumenti richiesti. E contro il blocco Autostrade per l'Italia, con le altre concessionarie del gruppo, ha presentato ricorso al Tar.

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