Il Prof si auto-promuove e copia i compiti dal Cav

Monti difende la manovra: "L’Italia non sarebbe riuscita a mantenere gli impegni". Eppure è il completamento degli accordi presi da Berlusconi coi vertici dell’Europa

Il Prof si auto-promuove  e copia i compiti dal Cav

Tra la furia della Lega, i mal di pancia di Pd e Pdl, gli incubi della recessione e le liberalizzazioni semi impantanate, Monti vede ostacoli da tutte le parti. In serata ne riferisce al Colle, in un incontro durato poco meno di un’ora, nel quale fa il punto della situazione. Sul fronte delle contestazioni durissime del Carroccio Monti fa spallucce e consiglia ai suoi ministri la sua stessa flemma: «Ci sono cose che non devono farmi alcun effetto - dice Monti stuzzicato sulla bagarre in Aula dei leghisti -. In Senato ho i visto dei miei conterranei abbastanza vivacemente all’opera. Cosa ne penso di quella manifestazione di contrarietà? Ripeto, e questo lo penso istituzionalmente invitando anche i miei ministri a essere freddi e non empatici che non tocca a un membro del governo esprimere giudizi sui comportamenti dei parlamentari». Ma è chiaro che le critiche facciano male così come il rischio che molti onorevoli che appoggiano il governo, al momento del voto di fiducia di oggi, non si facciano vedere. In ogni caso Monti continua a difendere la sua manovra con i denti: «Senza, lo Stato non sarebbe stato capace di far fronte ai propri impegni e restare in quadro di stabilità finanziaria». Traduzione: senza la mia cura l’Italia sarebbe fallita. Il premier riconosce che la sua ricetta è soprattutto a base di tasse: «Si capisce che, nel decreto legge del trittico “sviluppo-equità-crescita”, abbia inciso più duramente l’aspetto del rigore rispetto a quello dell’equità e della crescita. Ma ci sono vari provvedimenti che vanno nella direzione della crescita, ad esempio in materia di cuneo fiscale tra lavoratori e imprese». Non solo: Monti fa capire che poteva andare anche peggio: «Non c’è alcuna finalità sadica nei confronti dei patrimoni. Abbiamo fatto attenzione a colpire il meno possibile gli incentivi a produrre: ecco perché non abbiamo toccato le aliquote Irpef». Poi ammette che la sua è «una patrimoniale fattibile». E sull’equità: «Non c’è solo quella tra i redditi ma anche tra generazioni e nel territorio». Poi una constatazione che sa molto di auspicio: «Ho l’impressione che gli italiani stiano capendo».
Tuttavia la crisi non molla e l’incubo recessione è ormai una realtà come ammette il ministro Passera: «Siamo in recessione, non ci possiamo più nascondere. E la situazione è peggio di quella che ci aspettavamo». Ma il premier ostenta ottimismo e giura: «Ci saranno nuovi provvedimenti per la crescita e il ministro Passera sta alacremente lavorando per provvedimenti in questa direzione». A questo proposito, Monti incontra i governatori di sei Regioni del Sud per varare un cosiddetto piano d’azione il cui motto è «Non perdere un solo euro dei fondi comunitari». Monti spiega: «Utilizzeremo 3,1 miliardi sui 26 che l’Italia deve spendere entro il 2015 per istruzione, occupazione, banda larga e infrastrutture. Questo piano è frutto di una cooperazione tecnica rafforzata fra governo, Regioni e Comunità europea ed è perfettamente in linea con gli impegni assunti su rigore, crescita ed equità». Ma in pratica Monti s’intesta una vittoria del precedente governo Berlusconi. Al Giornale l’ex ministro Fitto spiega: «Si è completato il nostro lavoro. Oggi si è concluso nei termini previsti quanto stabilito in precedenza dal governo Berlusconi con l’accordo raggiunto con il commissario europeo Hahn».


Sul fronte liberalizzazioni invece, dopo il blitz dei partiti che in zona Cesarini ne hanno limitato gli effetti, Monti ammette la sconfitta ma giura che si prenderà una rivincita: «Le resistenze alle liberalizzazioni non sono una novità in Italia né in Europa e spesso non vengono superate al primo colpo, ma si possono superare con una determinazione tenace. Scioglieremo i nodi che creano rendite e privilegi».

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