Pronti 50mila posti di lavoro ma nessuno si fa assumere

Nelle imprese artigiane è emergenza lavoro: ma a latitare sono i lavoratori. Un potenziale dipendente su tre è introvabile, tanto che restano scoperti 50mila posti di lavoro. È il sorprendente risultato dell’Osservatorio di Confartigianato sull’imprenditoria giovanile, presentato in questi giorni al congresso di Firenze, che non a caso ha scelto il titolo «Sfidare la crisi». Anche in un anno difficile come il 2008, infatti, 76 imprese artigiane su 100 hanno mantenuto l’occupazione stabile: il 13,3% ha anzi assunto nuovo personale.
E proprio qui emergono le difficoltà, che portano i giovani imprenditori a rinunciare all’assunzione nel 32% dei casi: il fabbisogno occupazionale delle piccole aziende è stato di 158.350 persone, ma ben 54.760 risultano introvabili. Ma come mai, nonostante la crisi, tanti potenziali dipendenti mancano all’appello? Il motivo principale, denunciato dal 43,2% degli imprenditori, è la mancanza di competenza: i candidati non hanno la qualifica o l’esperienza lavorativa richieste, anche e soprattutto per la mancanza di adeguate strutture formative. Un problema, quest’ultimo, denunciato quasi da un imprenditore su quattro, e che apre l’ennesimo capitolo del cahier de doléance sulla scuola, troppo lontana dal mondo del lavoro, anche quando si tratta di istituti professionali.
Non va poi dimenticato un altro punto dolente: il 14,8% degli imprenditori sottolinea la scarsa disponibilità ad orari e mansioni flessibili da parte dei potenziali neoassunti. Trovare lavoratori, insomma, non è facile e serve comunque molto tempo, in media quattro mesi. Una difficoltà ancor meno comprensibile se si pensa che quella offerta dalle piccole imprese è un’occupazione stabile e qualificata: quasi nove addetti su dieci sono assunti con un contratto a tempo indeterminato - ormai una rarità in molti settori - mentre gli altri si distribuiscono sostanzialmente tra tempo determinato e apprendistato, in pratica l’anticamera dell’assunzione definitiva, visto che ben otto imprenditori su dieci assumono i ragazzi al termine del periodo di apprendistato. Stabilità confermata anche dalle previsioni per il 2009.
«Non prevediamo grandi cambiamenti - spiega Marco Colombo, presidente dei giovani imprenditori di Confartigianato -. Il personale nelle nostre imprese rimarrà costante. Certo, in questa fase di attesa e di stretta creditizia, che insieme a burocrazia e ritardi di pagamento pesa sulle nostre aziende per 39 miliardi, è difficile pensare alla crescita, ma ci teniamo stretti i nostri lavoratori altamente specializzati. E comunque la voglia di tornare a investire sulle persone non l’abbiamo persa». Ma la formazione scolastica non sembra darvi l’aiuto che vorreste. «La formazione - replica Colombo - viene fatta sul campo, nelle nostre imprese, che sono diversissime l’una dall’altra: si va dall’imbianchino o dall’idraulico fino a mestieri dove il confine con l’arte è quasi impercettibile.

Quello che chiediamo alla scuola è di creare la cultura del lavoro: possiamo lavorare insieme per questo e con alcuni istituti già lo facciamo. Si deve sapere che l’artigianato è una possibilità di lavoro reale, anche per i laureati, presenti nel 15% delle nostre aziende: può essere anche il punto di partenza per diventare imprenditori di se stessi».

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