Prosperini tradito da hostess e spot televisivi Per il gip, l’assessore lombardo finito in cella usava soldi pubblici per sponsorizzare se stesso e aiutare una ragazza russa Cautela dal mondo politico. Il presidente della Provincia Podestà: «Non si abu

L’ACCUSA Era lui il «boss» che aveva l’ultima parola sui fondi da dare a tv e radio

MilanoL’importante è apparire. Possibilmente, a costo zero. È la politica del tubo catodico. Una campagna elettorale permanente, a spese dei contribuenti. Pier Gianni Prosperini, l’uomo che aveva il compito di promuovere il turismo lombardo, sponsorizzava soprattutto se stesso. Attraverso una rete di emittenti locali, faceva piovere denaro pubblico nelle casse di tv e radio private. È il quadro che emerge dall’ordinanza di custodia cautelare con cui il gip di Milano Andrea Ghinetti ha disposto il carcere per l’assessore regionale al Turismo. Prosperini, scrive il giudice, è «il boss». È a lui che «spetta l’ultima parola sull’impiego dei fondi». «Punto tutto sulla televisione», dice l’assessore in una telefonata intercettata. E punta grosso. Un mega appalto da 7,2 milioni di euro per il biennio 2008-2010 dirottato verso le emittenti «amiche», in cambio della «messa in onda di spot destinati a convogliare sui media la propria immagine - insiste il giudice - ma a carico della Regione Lombardia». Un arresto che scuote il Pirellone. Per il governatore Roberto Formigoni (che ha assunto le deleghe di Prosperini) l’arresto «non pare sufficientemente motivato», mentre il presidente della Provincia di Milano Guido Podestà rievoca gli spettri di Mani pulite. «Non vorrei che si abusasse dell’arresto, correndo il rischio come nel ’93-94 di commettere errori».
Prosperini, dunque, «era il dominus dell’attività promozionale regionale che gestiva in prima persona, decidendone financo i contenuti», attraverso «un sistema corruttivo efficace e radicato». Il meccanismo descritto dal gip spiega la «bulimia» propagandistica dell’assessore, che usava le tv locali «per veicolare la propria immagine sul pertinente territorio elettorale». E poi ci sono i suoi guai finanziari. Perché Prosperini aveva accumulato circa 200mila euro di debiti con le televisioni per i propri spot. E allora, per far quadrare i conti, avrebbe chiesto di «scalare» quelle passività gonfiando i costi delle pubblicità istituzionali del Pirellone. Attraverso la società di consulenza «Prillo srl» di Massimo Siani (anch’egli in carcere) avrebbe distribuito profitti a Telelombardia, Antenna3, Telecity, Odeon Tv, Telereporter, ingrassando i bilanci degli editori, tra cui il «tycoon» Raimondo Lagostena Bassi (patron del gruppo Profit). Quest’ultimo, in cambio, avrebbe versato una tangente di 230mila euro, individuata dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Milano su un conto di Lugano intestato a un fiduciario. E non è escluso che altro denaro possa essere rintracciato. Prosperini, infatti, risulta intestatario di cinque società off shore (Htk, Finley Service Llc, Chamonix Llc, Willow Oversease, Kenana Ltd) e dei relativi conti correnti, su cui potrebbero essere finiti i proventi di una presunta corruzione di funzionari esteri (e per questo è indagato) con cui avrebbe fatto affari.
Ma la «promozione personale» di Prosperini passava anche attraverso le frequenze Fm: Radio Reporter, secondo l’accusa, mandò in onda gratuitamente per 40 settimane le interviste dell’assessore, in cambio di 100mila euro di inserzioni pagate dalla Regione per la campagna Bit 2008 (la Borsa italiana del turismo, per 36mila euro) e quella «montagna-laghi» (altri 36mila euro). «Una vicenda illuminante - si legge nell’ordinanza - sotto il profilo della gestione padronale del Prosperini dei contatti di promozione turistica, stipulati dai funzionari solo a sua discrezione e dopo contatti diretti col politico, che comprendevano anche gli illeciti ritorni a suo favore».
Ma non di sola politica viveva Prosperini. Lui, l’uomo delle crociate contro gli stranieri, un’eccezione l’aveva fatta. Per Elena Novikova da Voronezh in Russia, trent’anni e un avvenire come hostess fantasma proprio alla Bit. «Una vicenda - sottolinea il gip - marginale sotto il profilo economico, ma sintomatica della disinvoltura con cui l’impiego del denaro pubblico è stato piegato a finalità private». La Novikova, infatti, venne pagata mille euro per lavorare come «standista» alla Fiera del turismo.

L’«amica» dell’assessore, però, alla Bit non ci andò mai. E quando i finanzieri mostrarono la sua foto a quelle che avrebbero dovuto essere le sue colleghe, chiedendo loro se l’avessero mai vista, queste sgranarono gli occhi. «Elena chi?».

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