Medicina

Prostata, ecco le nuove scoperte

«Con cure adeguate si può sconfiggere questo grave carcinoma» afferma il professor Francesco Rocco

Ignazio Mormino

Il tumore alla prostata (nell’uomo è il secondo, per frequenza, dopo quello al polmone) è al centro di grandi trials che interessano ricercatori di tutto il mondo. Il professor Francesco Rocco, cattedratico di urologia nell’Università di Milano, sta organizzando un grande congresso internazionale proprio su questo tema: «Passato, presente e futuro del tumore della prostata». Il patrocinio è della Fondazione per la ricerca e la terapia in urologia (Rtu). Il congresso (ma Rocco continua a chiamarlo «corso») si svolgerà nell’aula magna dell’Università di Milano dal 15 al 17 settembre.
Saranno presenti più di 250 specialisti, non solo urologi ma anche geriatri, oncologi, anatomo-patologi. Forte la presenza italiana: vi prenderanno parte, come relatori, urologi americani, inglesi, tedeschi, francesi, svedesi, russi, cinesi. Tutto il mondo, insomma, parlerà di questo tumore, la cui incidenza continua a crescere. Il professor Rocco, infatti, rifiuta il dato epidemiologico «ufficiale» (60 casi ogni centomila abitanti) e parla di percentuali molto più alte: almeno di sei volte.
Ci sono dati inquietanti. Il professore ce ne anticipa alcuni, che saranno presentati al congresso. Il professor Saker, anatomo-patologo a Detroit, ha rilevato lesioni precancerose (qualche volta addirittura cancerose) nel 7 per cento di soggetti morti per altre cause e comunque sottoposti ad autopsia. Un altro studio condotto negli Stati Uniti dal professor Thomson, nel Texas, ha seguito per sette anni cinquecento soggetti. Soggetti, ha spiegato Thomson, «sani» secondo l’ecografia, l’esplorazione rettale, il Psa e perfino la biopsia. In venti dei cosiddetti «sani», prima che il trial si concludesse, si è scoperto un carcinoma alla prostata; e questa brutta sorpresa - secondo il professor Rocco - spiega le difficoltà e gli errori. Ma c’è di più: il tumore prostatico può essere molto aggressivo ma anche molto lento. Non a caso una sessione del congresso milanese di settembre presenta le due possibilità con questo titolo: «Il gatto e la tigre».
Fino a quando questa forma tumorale può essere affrontata chirurgicamente? Il professore risponde: «Una volta si sosteneva che dopo i settant’anni non era il caso di operare. Oggi, essendo aumentata l’aspettativa di vita, andiamo oltre, sempre però tenendo conto delle condizioni del paziente. Insomma giudichiamo caso per caso; ma anche gli ottant’anni non ci spaventano».
Appuntamento a metà settembre, dunque, per questo congresso cui parteciperanno i grandi nomi dell’urologia (il maestro di Rocco, Enrico Pisani, dirigerà una sessione interamente dedicata ai pazienti e alle loro esigenze) e che rientra nei programmi della Società europea di urologia. Il 15 settembre è proprio la giornata europea della prostata.

Rocco e la sua scuola la celebreranno nella maniera più stimolante, con «novità» di notevole interesse.

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