Suona come una pubblica beffa. Hezbollah non solo nuota come un pesce nellacqua tra i 13.500 caschi blu dellOnu (2500 dei quali italiani) e 15mila soldati libanesi, ma se ne vanta pure. Da ieri il resoconto di tre giorni desercitazioni definite «le più imponenti della nostra storia» e condotte nel Sud del Libano da migliaia di combattenti del Partito di Dio è assolutamente pubblico, raccontato con dovizia di particolari dal quotidiano libanese Al Akhbar.
Non è un grande scoop, visto che il quotidiano è assai vicino alla formazione sciita. Sembra, piuttosto, unimbarazzante verità buttata in faccia allUnifil, agli israeliani, al governo del premier libanese Fouad Siniora e a quanti silludono di contenere lo strapotere politico-militare di Hezbollah. Le esercitazioni - non confermate da alcuna fonte dellUnifil - si sono svolte la scorsa settimana ed hanno coinvolto migliaia di miliziani trasformando i territori tra il fiume Litani e il confine israeliano in un complesso scacchiere operativo. Sulle sue caselle si sono mosse, seppure senza armi e divise, le diverse unità della milizia, da quelle incaricate di organizzare i lanci di missili su Israele a quelle responsabili degli avamposti a ridosso della frontiera. Tre giorni dattività seguita dallo stesso segretario generale di Hezbollah, Hasan Nasrallah, e definita una risposta alle manovre israeliane conclusesi solo qualche giorno prima. Nellesaltazione di quelle «esercitazioni condotte in estrema segretezza e senza esibizione di armi» cè però una contraddizione. Se lobiettivo era la discrezione, perché far divulgare tutto ad Al Akhbar? Una prima risposta la offre lo stesso quotidiano, raccontando che le manovre sono state seguite dallaviazione e dallesercito israeliano e dai responsabili dei servizi di sicurezza dellUnifil. Il giochino, insomma, non era più segreto e tanto valeva raccontarlo. Linterpretazione fila, ma fa a pugni con le abitudini di Hezbollah, inflessibile, in passato, nel mantenere il più assoluto riserbo sulle attività della sua ala militare. Secondo molti analisti lammissione è un chiaro tentativo di mettere in imbarazzo i caschi blu. Altri linterpretano come il tentativo di dimostrarne lassoluto fallimento, accelerarne il ritiro e aver mano libera in tutto il Paese. A confermare questi timori contribuisce la preoccupata e non richiesta smentita del premier libanese Fouad Siniora, che convoca a palazzo le televisioni per smentire le rivelazioni di Al Akhbar e ridimensionare a «semplice simulazione» le manovre di Hezbollah.
Secondo il premier, il dispiegamento era solo virtuale e si limitava alle simulazioni organizzate nelle centrali di comando dellorganizzazione. Le precauzioni di Siniora - deciso a non avvalorare la tesi di una beffa ai caschi blu - sono collegate ai complessi giochi messi in campo da Hezbollah e dai suoi alleati per impedire lelezione di un nuovo presidente svincolato dal controllo di Damasco. Ben conoscendo le tattiche propagandistiche dei suoi nemici, il premier teme che il Partito di Dio sfrutti a proprio vantaggio gli avvertimenti rivolti ai leader libanesi dal comandante delle truppe Unifil, generale Claudio Graziano, nel corso di un incontro tenutosi una settimana fa.
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