Milano - Va bene tagliare le spese inutili. Purché siano davvero inutili. Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, appoggia la battaglia anti sprechi messa in atto dal governo. Ma sull’argomento ha da dire la sua. In particolar modo sull’eliminazione delle Province, tema che sta procurando non pochi mal di pancia all’interno del centrodestra.
Presidente Formigoni, cosa propone sull’abolizione delle Province?
«Propongo di non abolire quelle al di sotto dei 220mila abitanti, ma quelle inefficienti».
Ne fa quindi una questione di merito e non di dimensioni?
«Facciamo un esempio. La provincia di Lodi è molto piccola ma funziona bene. È quindi giusto che possa andare avanti e continuare a lavorare, visto che ha dimostrato di essere utile».
Viceversa?
«Ci sono invece tante altre Province che non servono, che hanno debiti enormi e continuano ad accumularne. Quelle sono da eliminare».
In che modo?
«Stabiliamo un limite temporale: due anni. Se entro quella data queste Province non avranno messo i conti in ordine e non avranno i bilanci in pareggio, allora andranno abrogate. Dimostrino di farcela, altrimenti su di loro calerà la scure».
E gli altri enti?
«Lo stesso discorso potrebbe valere anche per i Comuni, per le comunità montane, per le Regioni e per i ministeri che non funzionano e che non servono. Il patto di stabilità deve essere rispettato da tutti».
Tagli pesanti quindi?
«Sì, ma non tagli orizzontali, altrimenti si rischia di penalizzare anche chi lavora bene ed è efficiente. Dobbiamo sgonfiare l’enorme pallone della spesa pubblica ma senza penalizzare tutti allo stesso modo».
Una logica da imprenditore?
«Del resto se un’azienda fallisce, chiude».
Dice che la sua proposta piacerà anche alla Lega?
«Credo che in questo modo metteremmo pace nel centrodestra, tra un Pdl che vuole tagliare le Province e una Lega che si oppone tenacemente. E anche l’opinione pubblica capirà l’utilità della mia proposta. Serve ad abrogare i debiti».
E andrà di pari passo con il federalismo fiscale?
«Sì, e come il federalismo si baserà su un criterio di efficienza. Ma la manovra dei tagli, così com’è, mette a serissimo repentaglio il federalismo».
Cosa pensa dei tagli agli stipendi dei dipendenti pubblici?
«Anche qui bisogna distinguere perché gli stipendi non possono certo essere tutti uguali. Non si possono trattare allo stesso modo i dipendenti pubblici lombardi, che lavorano in una condizione differente, rispetto ad altri dipendenti pubblici dello Stato. Anche per i dipendenti pubblici in ogni caso non si può sparare nel mucchio in maniera indifferenziata».
In base al suo ragionamento, sembra che i tagli del ministro Brunetta nella pubblica amministrazione siano stati all’acqua di rose.
«In Italia c’è una spesa pubblica abnorme: troppi impieghi statali, troppe amministrazioni. Diciamo che il metodo Brunetta in Lombardia si chiama metodo Formigoni già da tanti anni».
Come ha ridotto gli sprechi in Regione Lombardia?
«Con i tagli giusti. Basti pensare che la Regione conta tremila dipendenti per amministrare un territorio con 10 milioni di abitanti. E mi sembra che amministriamo bene, visto che siamo l’unica Regione con i bilanci in pareggio da sette anni alla voce sanità».
Questa manovra sarà dura anche per le Regioni.
«Troppo dura. I tagli non possono essere uguali per tutti, per i virtuosi come per gli inefficienti. E per di più, le misure previste per le Regioni sono insopportabili, non esistono, hanno un impatto troppo violento».
Quale sarebbe l’alternativa?
«Si potrebbe pensare a tagli del 10%, come quelli previsti dalla manovra finanziaria per i ministeri. Sono convinto che otterremo una modifica.
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