Impossibile parlare di modello inglese allinterno di «un intreccio perverso che va drasticamente combattuto e di una lobby politica che giustifica i violenti», parole senza musica dellex ministro dellInterno Pisanu. Lo scenario è alla portata di tutti, eppure non cambia. Le società di calcio non hanno la forza e la volontà di tagliare il cordone ombelicale con gli ultrà che in alcune piazze fanno ciò che vogliono. Vedi Livorno e Messina. Il mondo politico ha superato il cuneo fra opposizione e maggioranza per ridurre ai minimi termini larresto in flagranza di reato. E i magistrati, dulcis in fundo, offrono a tutti i fermati la ciambella della condizionale.
In Inghilterra è diverso. Per capirci meglio vale la pena di fare due esempi. La giustizia inglese condannò a 4 mesi di carcere quel tifoso che entrò sul terreno di gioco per sbeffeggiare il portiere Enkelmann dellAston Villa, colpevole di aver regalato un gol agli avversari sulla rimessa laterale di un compagno. Classica figura da cioccolataio. Il ragazzotto rimase a 3-4 metri dal portiere, non si rese protagonista di alcuna violenza fisica, si limitò a gesti e parole, ma fu ugualmente preso per la collottola dagli steward, processato per direttissima e condannato a 120 giorni di sana prigione. In Italia se la sarebbe cavata con un buffetto sulla testa e magari ci avrebbe guadagnato una presenza, logicamente pagata, in qualche demenziale talk-show televisivo. Tuttaltra musica a casa nostra. Basta ricordare cosa accadde al delinquente che, in occasione duna partita del 2003-04 fra Cagliari e Messina, colpì il portiere della squadra siciliana, Manitta, con una mazza che aveva nascosto in uno zaino. Costui passò solo una notte, la prima, in cella. Subito libero, insomma, nonostante la evidente premeditazione. Analoga sorte toccò a quellelettricista di Treviso che, nel febbraio del 2004, rischiò di ammazzare il portiere del Bari, Gillet, lanciandogli una bomba carta a pochi metri di distanza.
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