Pyongyang sfida il mondo ma il lancio è un flop

Nessuna traccia del satellite che doveva essere messo in orbita: il missile balistico cade in mare. Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone denunciano la "provocazione" all'Onu

Pyongyang sfida il mondo ma il lancio è un flop

Più che un lancio è stato un flop, ma il fiasco, concluso da un tuffo nel Pacifico, del missile nord coreano Taepodong-2, non placa le ire di Stati Uniti, Giappone e Sud Corea. I tre alleati più minacciati dall’esperimento sono decisi a punire Pyongyang per la plateale infrazione della risoluzione 1718 che vieta al regime di Kim Jong Il qualsiasi sperimentazione missilistica. La voglia di sanzioni di Washington, Tokyo e Seul deve, però, attendere. Il niet di Cina e Russia a misure concrete ha costretto il Consiglio di Sicurezza, riunito d’urgenza la scorsa notte, a limitarsi alle condanne formali.
Il lancio del missile, staccatosi alle 4.30 del mattino ora italiana dal poligono di Musudan-ri e definito un successo dalla propaganda di Pyongyang, si è rivelato, secondo fonti militari giapponese e americane, un completo fallimento. Il volo del temuto Taepodong 2 , conclusosi secondo i nord coreani con la messa in orbita di un satellite per le trasmissioni, non è durato più di dodici minuti terminando di fatto dopo il distacco del primo stadio. Quando quel primo segmento è caduto in mare il resto del vettore ha perso stabilità precipitando tra i flutti del Pacifico. E la flotta di Tokyo pronta ad intercettare gli stadi in caduta sul territorio giapponese non è dovuta intervenire. I tecnici nord coreani non sono riusciti, dunque, a far meglio di tre anni fa quando un missile simile esplose 40 secondi dopo il distacco dalla piattaforma di lancio.
La sostanza per Tokyo, Seul e Washington non cambia. Secondo i tre alleati il vettore caduto in mare all’alba di ieri non trasportava alcun satellite e il millantato lancio spaziale era la sperimentazione dissimulata di un missile balistico in grado, una volta perfezionato, di trasportare una testata nucleare fin sopra le coste dell’Alaska. Quella futura minaccia spinge Washington e i due vicini di casa più toccati dall’escalation militare di Pyongyang a mostrar i denti. «Pyongyang non può minacciare la sicurezza altrui impunemente, quel lancio è una provocazione, gli Stati Uniti effettueranno passi appropriati....», prometteva ieri il portavoce del Dipartimento di stato di Washington mentre il segretario Hillary Clinton discuteva con il ministro degli esteri giapponese Hirofumi Nakasone le implicazioni del lancio.
La Corea del Nord, completamente indifferente ad insuccessi e proteste, continua a proclamare la riuscita dell’«esperimento spaziale» annunciando la messa in orbita, nove minuti dopo il lancio, del satellite per le telecomunicazioni. «Il satellite sta trasmettendo le melodie degli immortali inni rivoluzionari scritti da Kim Il Sung e Kim Jong Il assieme a dati e parametri», spiegava ieri l’agenzia di stato Korean Central News facendo riferimento all’attuale dittatore e a suo padre.

La dichiarazione di pieno successo è quasi scontata e serve, secondo gli osservatori, a preparare il ritorno in pubblico dei Kim Jong Il. Il cosiddetto «caro leader», rimasto lontano dalla scena per quasi otto mesi a causa di un misterioso ictus, dovrebbe ricomparire in pubblico nei prossimi giorni in occasione dell’inaugurazione del nuovo Parlamento.

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