G iunto alla decima edizione il Premio Cairo, dal nome delleditore di Arte e presidente del Torino Calcio, inciampa nella trappola dellarte concettuale. Nato con il preciso compito di dar voce ai pittori italiani - hanno vinto tra gli altri Luca Pignatelli, Bernardo Siciliano, Andrea Chiesi e Valentina DAmaro - da un paio danni anche il Cairo si è adeguato allandazzo modaiolo di operine fragili e incomprensibili, atteggiamento favorito da una giuria che, a parte Stefano Zecchi, ha forse in uggia la pittura e le immagini. Ha dunque prevalso la linea della Sandretto, della Collu, direttrice del Man di Nuoro, di Maraniello, direttore al Mambo di Bologna e di Marco Meneguzzo. Il punto è che se un quadro è unopera edita se ne accorge chiunque, se invece si tratta di uninstallazione è più facile scivolare sulla buccia di banana. Lopera di Marzia Migliora si era già vista con qualche variazione alla scorsa fiera di Roma. Particolare sfuggito alla giuria, non al pubblico presente in sala. Che fare, dunque? A norma di regolamento, unopera edita non poteva partecipare al concorso, quindi Marzia Migliora è stata «squalificata» e il premio riattribuito al secondo classificato Pietro Ruffo.
A questo punto aleggia un dubbio: cosa premiano, in generale, le giurie? Le opere? I curricula? Limportanza delle gallerie (Marzia Migliora lavora con la potentissima Lia Rumma e il neo-vincitore Pietro Ruffo collabora con Lorcan ONeill, due gallerie di taglio internazionalista). Nellarte contemporanea è passata labitudine di vedere e giudicare larte?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.