Quando la scultura rompe le regole

Alla Kunsthaus cinque artisti alle prese con nuovi modi espressivi dei «rebus plastici»

Ancora per pochi giorni si può visitare una mostra davvero interessante che in un certo senso dà una risposta a quello che era il titolo interrogativo di una celebre esposizione curata da Margit Rowell al Centre Pompidou di Parigi circa una ventina d’anni fa: «Che cos’è la scultura moderna?». Marion Piffer Damiani, curatrice di questa mostra in corso a Kunst Meran/Merano Arte, prende le mosse dall’idea dei libri «pop-up» nei quali, ad un certo punto, al girare di una delle solite pagine bidimensionali appare invece una pagina tridimensionale. Si tratta di un’interazione tra due ambiti di percezione diversi, con regole diverse, e proprio per questo «quei» libri sono così affascinanti. Allo stesso modo i locali di Merano Arte sono stati pensati come un libro pop up aperto, nel quale cinque artisti sono stati invitati a ricreare quelle interazioni spaziali con una scultura in espansione, debordante ed invadente. In questo modo, l’abituale spazio della rappresentazione di un’opera d’arte che offre una percezione limitata e frontale si apre qui alla totalità dello spazio, con una percezione che potremmo definire omnidirezionale.
Infatti, se un tempo il termine scultura indicava, tout court, una precisa tecnica di modellato ai fini di una fusione oppure di intaglio e levigatura «a togliere» le parti superflue, già con gli inizi del XX secolo le avanguardie storiche hanno dato il via a sperimentazioni che hanno rotto questi confini operativi. La scultura è quindi divenuta via via montaggio, accrochage e installazione, connotandosi come una vera e propria «istanza» di medium in espansione nello spazio e, perché no, nel tempo. Così che il genere artistico «scultura» viene a rappresentare un vero e proprio «rebus plastico» tra scoperta ed invenzione, tra tecnologizzazione della vita e incantesimo della realtà.
La mostra «Stretch Sculpture» vuole offrire la panoramica di un mondo scultoreo che prende forma rivisitando altre pratiche mediali, quali la fotografia (Hans Kupelwieser), il disegno e la tecnica dell’immagine (Peter Senoner), la performance (Sissi), il sampling (Erik Steinbrecher) ma anche l’architettura (Masanori Sukenari), addirittura «sovraformandosi» ad esse. Il titolo della mostra, «Stretch Sculpture», contiene un riferimento diretto al processo di estensione e trasformazione, quindi a tecniche scultoree in cui dominano la modifica dinamica piuttosto che la forma statica, la coesistenza di componenti sia passate sia future, la materialità di protocolli percettivi elastici.
La scultura attuale trova quindi la sua motivazione artistica, non tanto nella ricerca dell’oggettivo, quanto nella consapevolezza della complessità, della verosimiglianza e della precarietà della realtà.

Materiali ingannevoli, ironia accattivante, tecnica del trompe-l’oeil, il gioco dei media, il rapporto dialettico tra assenza e presenza, tutto ciò caratterizza questo processo artistico. E gli esempi presentati in mostra sono transmediali, ibridi, oscillanti tra realtà e immaginazione e trasformano i locali di Merano Arte in un campo d’azione per una scultura che si espande in tutte le direzioni.

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