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Ma quanta fretta di richiamare il console «fascista»

Bene, anzi male. Il governo italiano non riesce a risolvere la questione dei nostri marò ingiustamente detenuti in India, ma in compenso è molto celere nell’affrontare la questione, decisamente meno importante, del console italiano a Osaka, Mario Vattani.
Il diplomatico è stato sospeso per aver partecipato a un raduno musicale organizzato da Casapound. Scandalo. E dopo lo scandalo, l’immediata punizione. Come a dire che le priorità del governo sono queste e non quelle dei militari che sono stati arrestati in territorio straniero e ostile.
Sulla vicenda è stata presentato un’interrogazione a risposta scritta al ministro degli Esteri Giulio Terzi da parte del deputato Giampiero Catone, componente della commissione Bilancio.
Catone ha scritto al ministro per richiedere «se non ritenga necessario sospendere il richiamo in Italia del console di Osaka Mario Vattani, in attesa della sentenza collegiale del Consiglio di Stato» prevista non più per il 19 giugno ma anticipata al 29 maggio 2012, «e in questo modo garantendo il mantenimento di impegni istituzionali già programmati in Giappone con le autorità locali». La decisione del Consiglio di Stato, accogliendo il ricorso della Farnesina, ha rigettato il precedente pronunciamento del Tar che sospendeva il richiamo di Vattani dalla sede di Osaka.
Il caso inizia il 29 dicembre 2011, quando il diplomatico partecipa a un raduno musicale organizzato da CasaPound. Vattani viene appunto prima richiamato dalla Farnesina a Roma, poi reintegrato da una sentenza del Tar. Ora, dopo la decisione monocratica del Consiglio di Stato, è stato di nuovo richiamato in Italia e ha cinque giorni di tempo per rientrare.
«Farmi rientrate in cinque giorni con una serie di impegni istituzionali già organizzati» equivale «a un gravissimo sgarbo alle autorità giapponesi e a un grave danno d’immagine per l’Italia», dice lo stesso Vattani in un’intervista al Foglio.

«Sarei curioso di sapere che cosa pensano del trattamento che mi sta riservando il ministro degli Esteri i molti personaggi politici provenienti dal Msi e poi da An, che hanno avuto incarichi di prestigio anche nei precedenti governi», sottolinea.
«Nel testo presentato al Consiglio di Stato - aggiunge - il ministro evidentemente considera incompatibile il passato nell’organizzazione giovanile del Msi con la rappresentanza dell’Italia all’estero».

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