Genova - Poco più di un chilometro per andare e tornare dall’inferno, per sfidare la folla di contestatori che lo accoglie nelle vie del centro di quella che in Liguria molti chiamano la piccola Stalingrado. Per incassare fischi, insulti, spintoni, uova e pure qualche sputo. Ma senza mai dare l’impressione di tentennare davanti a chi lo invita a tornare a casa o a chi gli esibisce cartelli con su scritto Sono un coglione, in memoria di quella battuta che tanto fece discutere alla vigilia delle elezioni dello scorso anno. Ma che Silvio Berlusconi abbia tra le sue doti (o i suoi difetti, a seconda delle interpretazioni) la testardaggine non è notizia di oggi. Così - nonostante l’aria di bufera e la scorta che fatica a star dietro ai contestatori tenuti in parte a bada dagli agenti in tenuta antisommossa - decide di farsela tutta a piedi via Sestri, pieno centro di Sestri Ponente, quartiere roccaforte della sinistra ormai da una vita.
E la sua è una sorta di vera e propria sfida ad arrivare in fondo, a farsela tutta a piedi come era stabilito da giorni e come «deve essere» perché - confida a Claudio Scajola - «non posso mica dargliela vinta». Un modo, dirà, per ribadire il giorno della chiusura della campagna elettorale che «i nostri sono mondi diversi». Con Forza Italia a indignarsi per «la feroce contestazione» e Massimo D’Alema a dirsi «dispiaciuto per l’episodio di inciviltà». Così Berlusconi cammina quasi un’ora tra chi lo applaude e lo bacia e i tanti che lo insultano. Ma non cede un attimo e più d’una volta ingaggia duelli verbali con questo e con quello. E pure se un uovo lo ha appena sfiorato andando a colpire dritto sul collo uno degli uomini della scorta, lui non perde l’occasione per un faccia a faccia con una signora che non va per il sottile. «Lei mi fa schifo!», grida senza sosta. Il Cavaliere sorride un po’ amaro e replica: «Questa è la sua democrazia, complimenti». Altri insulti, altra chiosa. «Evidentemente - dice - quando si guarda allo specchio la mattina perde tutto il buon umore».
Una contestazione spontanea, quella di Sestri. Nel senso che Ds, Rifondazione e Pdci si sono ben guardate dal prendervi parte. Dietro alla protesta ci sono una cinquantina di ragazzi della sinistra estrema, concentrati a rumoreggiate già da qualche ora prima dell’arrivo del Cavaliere. Prima a cantare Bella Ciao, poi a intonare Berlusconi a San Vittore e infine a lanciare uova. Dei trascinatori se riescono a portarsi dietro un nutrito gruppetto di ragazzini, anche loro fieramente antiberlusconiani e pronti a gridare il loro disappunto tra i sorrisi degli agenti antisommossa che si vanno lentamente schierando. Sorrisi legittimi, visto che l’allegra brigata è capeggiata da Antonino, che si presenta così «Ho 14 anni e una lettura fissa: La Gazzetta dello Sport».
Il serpentone si trascina per un’ora, con i più grandi che non smettono un attimo di contestare. «Quattro illiberali che urlano insulti scontati», chiosa Berlusconi nella ressa. Che si dedica soprattutto ai sostenitori, tra strette di mano, baci e abbracci.
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