A questo punto farebbero quasi tenerezza. Sabato scorso erano appena in 70 a sfilare nel centro di Milano, pugni chiusi verso il cielo e volti coperti da fazzoletti e passamontagna, gli autonomi dei centri sociali. Stavolta avevano adottato la pretenziosa sigla dei Carc, nientedimeno che «Comitati d'appoggio alla resistenza per il comunismo»: 70 giovanotti dalle idee un po' arcaiche, scortati da più di un centinaio fra poliziotti, finanzieri e carabinieri. A vederli potevano essere considerati una specie politica in via di estinzione, di cui preservare i pochi esemplari sopravvissuti.
Ma è così? Non proprio: ci farebbero tenerezza se avessimo memoria corta e non sapessimo di cosa sono stati e tuttora sono capaci, se non ricordassimo che per loro protesta significa violenza e se dimenticassimo certe passate (passate?) contiguità con la lotta armata. Invece abbiamo buona memoria e ricordiamo benissimo che non erano molti di più quelli che l'11 marzo dell'anno scorso hanno scatenato la guerriglia in corso Buenos Aires. (...)
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