Quel che conforta e quel che inquieta

Quel che conforta e quel che inquieta

Il Genoa è in corsa per sfuggire alla gogna della serie B che impietosamente lo imprigiona da 12 anni. La Sampdoria si barcamena interrogandosi su quale futuro darsi.
La situazione del Genoa è confortante per un verso e inquietante per l'altro. Confortante perché - Juventus a parte, e fatta salva la considerazione che per ovvi motivi si deve al Napoli - dopo gli aggiustamenti effettuati sul mercato di gennaio l'organico rossoblu appare obiettivamente in grado di garantire un girone di ritorno a tenuta costante. E ancòra: confortante perché, nella peggiore delle ipotesi, non si vede come il lotto formato da Rimini, Bologna, Mantova, Piacenza e Cesena, e ci aggiungo pure il miracolistico Albinoleffe di Mondonico, possa vietare al Grifone l'ingresso ai play-off. Inquietante perché, dopo 12 anni di tribolamenti, per il Grifone sarebbe appunto orribile dover sottoporsi all'ulteriore ordalia dei play-off. Il cruccio della squadra di Gasperini, che ci ha fatto fin qui generalmente assistere al miglior calcio di questa straordinaria serie B, risiede nella casella dei gol subiti, 28 in 22 partite disputate, troppi a petto del buon numero - 34 - di quelli segnati. Apposta la casella delle gare perse recita 6, un numero che allarma se messo a confronto - 1 della Juve a parte - con il 2 del Napoli e il 3 del Mantova, per non dire del 2 del modesto Albinoleffe abbonato al pari. Perché il Genoa ha subito in eccesso? Perché, mancando di una torre d'attacco in grado di fare risalire la squadra senza esporre la difesa al contropiede avversario, per segnare tanto l'11 di Gasperini è stato costretto a votarsi al dispendioso arrembaggio in forze, fatto di ripetuti triangoli a terra e verticalizzazioni, il tutto tanto bello a vedersi quanto sfiancante.
Dice: ma non si tratta in sostanza della copia conforme dello spettacolare gioco che frutta punti a gogò alla Roma? Ebbene sì, ma là c'è un mare di centrocampisti (Totti, Mancini, Perrotta, Taddei, De Rossi) con la spiccata attitudine al gol su azione, mentre qui se non segna Adailton preferibilmente su rigore o punizione, per buttarla dentro su azione bisogna sudare le sette camicie.
Dice: ora però ci sono un Leon di buon peso per surrogare Adailton, e un Di Vaio che al gol seppe dare del tu, e la sospirata torre nella persona di Gasparetto; più i tosti Galeoto, Masiello e Carobbio a condividere corsa e sudore in difesa e a centrocampo. Tutto vero. Ma le caratteristiche di Gasparetto e Di Vaio permettono che la squadra possa impunemente aggiungerci i Greco, gli Adailton, i Leon? E in caso negativo, sarebbe sufficiente la prolificità?
La situazione della Sampdoria è confortante per un verso e inquietante per l'altro. Confortante perché la potenza della famiglia Garrone garantisce alla società assoluta serenità economica e ai tifosi stabile sistemazione in serie A. Inquietante perché non è dato sapere quali obiettivi si pongano il presidente e i suoi familiari. Parliamoci chiaro. In teoria, la famiglia Garrone avrebbe ampiamente i mezzi per allestire un organico da Champion's League. Ma il rischio di restare scornati nei fatti - dovendosela vedere con Milan, Inter, Juve, Roma e Fiorentina - sarebbe comunque elevato. Tanto più che Platini ha già annunciato che i posti disponibili da 4 si ridurranno a 3. La coppa Uefa è stata poi talmente svilita per cui non vale la pena di concorrere.

Non resta perciò che l'interrogativo circa il sicuramente produttivo stadio polifunzionale di proprietà. Se riuscirà nell'impresa la famiglia Garrone finirà per prendere gusto al calcio grande. In caso contrario, si andrà avanti così, ringiovanendo progressivamente l'organico. Fino a quando chissà.

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