Abbiamo dovuto aspettare sessantanni prima che in Italia, dopo una solitaria apparizione, qualcuno si accorgesse di Romolo il grande. Dove un genio del teatro di parola come Friedrich Durrenmatt, un gentiluomo elvetico che adoperando il coltello della satira raffigurava lamarezza della condizione umana, esuma lultimo imperatore di una Roma ridotta allafasia. Ovvero Romolo Augustolo qui magnificato nelle vesti di un signorotto di campagna che ha battezzato col nome dei Cesari quelle galline tronfie e ben pasciute che fanno il vanto del suo allevamento. E cè voluta una compagnia privata che a proprio rischio e pericolo impiegasse una dozzina di interpreti - metà dei quali farebbe il vanto del Teatro di Roma - per far conoscere al pubblico un capolavoro confinato nelle pagine di una vecchia edizione Einaudi.
Per fortuna Mariano Rigillo, da quel fine intellettuale che è, colma questa lacuna in uno spettacolo che trabocca di intelligenza condita di sottile provocazione. A cominciare dalla scena di Lorenzo Ghiglia che si cela, si svela e si rigenera come un castello di carte truccate sullonda rapinosa delle musiche di Patruno. Per alludere al fatto che, sotto la vernice della fiction, si nasconde un risvolto da thriller quando Romolo, gettata la maschera dellingenuo pollicoltore, dichiara di aver perseguito il tracollo dellImpero allex-rivale Odoacre in un brindisi degno di Voltaire. In guizzi sulfurei memori dello scattante cabaret primo Novecento in auge nella «dolce Vienna», Durrenmatt precipita la storia nel pentolone stregato di Faust piegandola al gioco allettante dellartificio. Che la regia di Guicciardini sposa ed esalta sulla strada perseguita due anni fa da Rigillo & Co nel bellissimo Titus Andronicus.
Qui elevato di tono nel calibratissimo rovesciamento dei generi con quella Notte dei Lunghi Coltelli mutuata da Labiche coi dignitari che spuntano sotto il letto dando esca allirriverenza della ministra cialtrona di Norma Martelli.
ROMOLO IL GRANDE - di Durrenmatt Regia di Roberto Guicciardini, con Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini. A Reggio Emilia, fino al 12 marzo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.