«Quella poliziotta che ha successo è il contrario di me»

da Roma

Non sarà Maigret,anche perché passa dal parrucchiere per signora a rifarsi la tinta, un denso rosso ramato di biondo, che richiede manutenzione continua, ma la sua Donna detective l’ha resa finalmente popolare. E adesso che ha quarant’anni (più uno), Lucrezia Lante della Rovere, grintosa protagonista della fiction di Raiuno, dov’è l’ispettore capo Lisa Milani, vola negli ascolti (26,3 per cento di share l’altro ieri) e sulle ali d’una fortuna, già annunciata via Sms - Sotto mentite spoglie, il film di Vincenzo Salemme, con lei nell’inedito ruolo di moglie brillante. Dunque, l’anno si chiude bene per questa rampolla d’una delle famiglie aristocratiche più antiche, dove papi e cardinali tornano utili, almeno per li rami. Meno comodi, per Lucrezia, furono, da ragazza, mamma Marina Punturieri, con certe stravaganze tutte piume e paillettes e i suoi uomini tosti: l’imprenditore Giovanni Malagò e l’attore e regista Luca Barbareschi. E siccome si è liberi, soltanto quando si è soli (parola di Schopenhauer), ecco l’attrice scansare pure la convivenza con il pittore Marco Tirelli, che ama, sì, ma seguendo le regole del gioco dell’uva: ognuno a casa sua.
Cara Lucrezia Lante della Rovere, si aspettava il successo della sua Donna detective?
«Sono anni che lavoro e una cosa del genere, non m’era mai capitata. Tanto più che corrono tempi difficili per gli ascolti. A essere sinceri, ci speravo tanto. E poi, la regista Cinzia Th Torrini è un nome che da garanzia!».
Come si è trovata a girare con lei, regista dalla fama di esigente teutonica?
«Mhhhh... All’inizio, lei voleva portare acqua al suo mulino. Ma anch’io volevo dire la mia. Ci abbiamo messo un po’ a ingranare. Tra femmine i rapporti non sono facili. Girare con un maschio fa sì che scatti il rapporto di seduzione uomo-donna, mentre con la Torrini ci siamo studiate: lei è brusca e parla poco; io sono ironica e non di poche parole. Era come se parlassimo due lingue diverse».
Per pura coincidenza, anche il suo ex compagno, Luca Barbareschi, interpreta un commissario tv, ma con esiti meno fortunati...
«Luca, poverino, è stato penalizzato dalla collocazione: la serata del venerdì è difficile. Ma il suo sceneggiato è bello e le critiche sono state ottime. Comunque, insieme faremo Giorni da Leone 2».
Nel personaggio di Lisa, detective con marito e tre figli, un po’ si ritrova?
«No, non mi somiglia molto. Se facessi la poliziotta, farei un gran casino! Sono una miccia e mi accendo facilmente. Dal mio personaggio ho imparato molto: Lisa è una fine psicologa e conta fino a dieci, prima di parlare. Lucrezia, invece, è impulsiva e scoperta».
Per lei è stato difficile diventare quel che è oggi, una donna matura, che vive da sola e si gode il successo?
«Sì, ho sempre avuto personalità forti intorno a me. Una giovane ci mette un po’ a dare la propria forma alla vita. Ormai, però, con la mia caparbia e un pizzico di talento, sono riuscita ad emergere. E i miei primi quarant’anni spensierati mi piacciono».
Meglio il teatro o la televisione?
«Girando con la Torrini, era come se venissi spiata. Meglio la tv, perché ti consente di lavorare sulle sfumature. Mentre il teatro è tutto nel testo. Mi fa tristezza che la stampa se ne occupi poco. Magari ti stai facendo un mazzo così, tra i ghiacci e le nebbie e nessuno che dia visibilità».


A proposito di visibilità, come madre è più il tipo presente o il tipo che fa un passo indietro?
«Finché le mie figlie vivevano con me sono stata presente, compatibilmente con gli impegni di lavoro. E sono stata fortunata, perché le mie due gemelle sono ragazze sane e con un buon carattere. Merito anche del padre: nonostante i nostri casini, siamo stati due genitori responsabili».

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