«In questo modo le toghe boicottano il governo»

RomaSottosegretario Alfredo Mantovano perché la Commissione territoriale per il riconoscimento dello status di rifugiato ha detto no alla richiesta di asilo politico del cittadino turco, Avni Er?
«Per l’assenza totale di presupposti. Non esisteva evidentemente alcuna possibilità che il soggetto in questione fosse considerato un perseguitato politico visto che è stato condannato in via definitiva in Italia sulla base dell’articolo 270 bis, associazione eversiva».
Come mai allora il giudice di Bari ha potuto decidere diversamente?
«Questo bisognerebbe chiederlo a lui. Per il momento comunque non ha preso una decisione nel merito. E soprattutto non abbiamo idea delle ragioni che lo hanno indotto a sospendere l’espulsione. La decisione definitiva verrà presa nell’udienza del 6 maggio. Ma la scelta più grave che ha fatto il giudice è un’altra».
Quale?
«Quella di rimettere in circolazione senza alcuna spiegazione un terrorista condannato. Il giudice infatti ha disposto il suo trasferimento dal Centro di identificazione ed espulsione al Cora, ovvero uno di quei centri di assistenza per richiedenti asilo che assicurano un pasto ed un letto ma non hanno alcun presidio di sicurezza. In sostanza ora quell’uomo è libero di circolare come vuole. Insomma mi pare che troppo spesso le scelte di alcuni magistrati finiscano per vanificare il lavoro delle forze dell’ordine e soprattutto entrino in conflitto con la politica del governo».
Si riferisce a qualche caso in particolare?
«Ricordo quando ad esempio i magistrati di Siracusa aprirono un’inchiesta sui pattugliamenti ed i respingimenti eseguiti dalla guardia di Finanza nell’ambito dell’accordo di cooperazione Italia-Libia. Sostengo che c’è chi, all’interno della magistratura, tenta di condizionare l’attività del governo agendo in modo improprio. Tutte queste vicende non sono frutto del caso. Io vedo un disegno, uno sviluppo coerente che poi si concretizza in decisioni tese a vanificare l’azione del governo. Ritengo che queste decisioni siano il frutto di un’ostilità nei confronti della politica praticata dal governo sull’immigrazione ed il contrasto dei clandestini. Si tratta di un vero e proprio boicottaggio attivo da parte di alcuni magistrati».
E questo boicottaggio riguarda anche l’opportunità di ricorrere al giudice per ottenere l’asilo?
«Per quanto riguarda i richiedenti asilo esiste un serio problema sui tempi. Spesso le domande respinte dalle commissioni territoriali preposte finiscono davanti al giudice con un ricorso. Mentre la commissione ministeriale rispetta tempi strettissimi i giudici allungano l’attesa di mesi. Soltanto il tribunale di Torino rispetta il termine di 30 giorni mentre gli altri ci mettono anche otto o nove mesi. Nel frattempo chi ha fatto richiesta di asilo circola liberamente sul territorio e a volte scompare. Non ho remore nel dire che oltretutto esiste pure una rete di avvocati che vive di questo grazie al gratuito patrocinio».
Il giudice comunque potrebbe concedere l’asilo al cittadino turco.

E a quel punto che succede?
«La sua decisione sarebbe in palese conflitto con quella presa dai giudici che lo hanno condannato ed espulso. Mi auguro che in quel caso si possa procedere a nuovi ricorsi. Intanto un condannato per terrorismo circola liberamente nel nostro Paese».

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