Radiologo di giorno, stupratore di notte

Un maniaco seriale. Ossessivo, ripetitivo, ordinato e, soprattutto, insospettabile. Di giorno tecnico di radiologia in un ospedale romano, di notte stupratore. Discreto ed elegante riusciva a carpire la fiducia delle sue future vittime millantando di essere un affermato dottore proponendo alle donne, quasi tutte adescate su web, accertamenti medici in tempi brevi. In realtà l’uomo, un tecnico radiologo di 50 anni, prima narcotizzava poi violentava le sue vittime.
I carabinieri della I sezione del Nucleo Investigativo di via in Selci, in collaborazione con i colleghi della compagnia Roma Casilina e della stazione di Alessandrina lo hanno arrestato ieri mattina nella sua casa in provincia di Viterbo. Su di lui pesanti accuse come quelle di sequestro di persona, violenza sessuale e lesioni personali. Al suo arresto si è arrivati al termine delle indagini avviate dopo la denuncia di una giovane albanese che nello scorso mese di gennaio era stata avvicinata occasionalmente. Come da copione, lui, spacciandosi per affermato dottore, aveva offerto alla vittima la sua disponibilità per ogni tipo di esigenza medico-sanitaria nell’ospedale dove lavorava. Ma, subito dopo, l’aveva narcotizzata sciogliendo farmaci contenenti benzodiazepina in un caffè che le aveva offerto al bar. La donna ha raccontato ai militari che da quel momento non ricorda chiaramente cosa sia successo: sa solo di essersi risvegliata il giorno seguente seminuda in un letto all’interno di un’abitazione di Roma risultata poi nella disponibilità dell’arrestato. E la stessa situazione si è ripresentata poi con una quarantenne, che ha conosciuto il radiologo tramite una chat. Dopo le due denunce i carabinieri hanno intuito di trovarsi di fronte a un maniaco seriale. Troppe analogie, troppe coincidenze. E così l’indagine è diventata una sola: caccia allo stupratore. In casa del tecnico radiologo sono state sequestrate tre cartelle contenenti gli esiti di mammografie eseguite su altrettante donne, 25 flaconi di benzodiazepina, due macchine fotografiche digitali, tre computer e 30 cd rom il cui contenuto è in corso di verifica. Ma il sospetto degli investigatori dell’Arma è che le donne violentate con lo stesso sistema siano di più.

Per questo motivo i carabinieri hanno lanciato un appello a denunciare casi simili e, nell’assicurare la massima riservatezza, hanno invitato eventuali altre vittime ad andare personalmente negli uffici del Nucleo Investigativo di via in Selci.

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