Raffaella Carrà: "Io vivo bene anche senza andare in tv"

La showgirl più famosa d’Italia torna sullo schermo per presentare l’«Eurovision Song Contest 2011». Ma non è una vera e propria rentrée: «Commento solo la gara. So che al mio pubblico fa tristezza sapermi lontana. Ma a me spezzerebbe il cuore accettare proposte mediocri»

Raffaella Carrà: "Io vivo bene anche senza andare in tv"

Roma «Come si vive senza tv? Benisssimo. Guardi che io ho una vita pienissima, sa? Viag­gio, giro, frequento amici. Ma sempre da privata cittadina. Sempre da signorina Pelloni. Anzi: signora». Già: perché il principale nemico della Car­rà è proprio lei: la Pelloni. È la Raffaella privata, ad ostacolare il ritorno in tv della celeberrima alter-ego pubbli­ca. «Arrivata alla mia età, e a questo punto della mia carrie­ra, chi me lo fa fare di rischia­re tutto? Scusate l’immode­stia, ma ad una come la Carrà fa più paura la possibilità d’un tonfo, di quanto la esalti quella d’un successo». Inuti­le sperare, dunque. Fan e ado­ratori lo sappiano: quella di sabato 14 su Raidue, per la conduzione italiana dell’ Eu­rovision Song Contest 2011 , sa­rà la sola - e per ora unica ­apparizione della sempre ac­clamatissima “Nostra Signo­ra della Tv”. «Per favore, non scriva: la Carrà ritorna. Non sarà un ri­torno. Ma una serata-evento, che ho voluto fare perché mi piacciono le sfide. E anche questa, nel suo piccolo, lo sa­rà ».

Come? Dopo la complica­ta esperienza sanremese, torna a presentare un festi­val canterino?
«No,no:precisiamo.Io “ac­compagnerò” semplicemen­te il pubblico italiano attraver­so lo show­ che in realtà si tie­ne a Düsseldorf - illustrando caratteristiche e curiosità dei concorrenti, e commentan­done le esibizioni assieme ai giovani analisti di Tv Talk . So­no 13 anni che l’Italia manca­va da quello che, una volta, si chiamava Eurofestival . E che dopo un certo declino s’è tra­sformato in uno spettacolone rutilante e strepitoso. Ma sta­volta la Rai vi parteciperà con un asso nella manica: Rapha­el Gualazzi, interprete della sua Folle d’amore per l’occa­sione ribattezzata Madness of love . Se però qualcuno s’aspetta che io faccia qualco­sa più di questo, che si sappia. Non mi esibirò in alcun mo­do ».

Insomma: è proprio irre­movibile. Ma perché non torna? Non sa quanto la gente l’ama?

«So che al mio pubblico fa tristezza sapermi lontana. Ma a me ne farebbe di più ac­cettare le cose che mi propon­gono. Tutto qui. Per lavorare io ho bisogno di entusiasmar­mi. Di avere attorno gente che crede in me; che condivi­de il mio stesso entusiasmo. Anche recentemente Raiuno mi aveva proposto cinque “special” in prima serata, per incontrarvi altrettante cele­brità. Ma c’era così poca con­vinzione, e un clima talmente negativo,che ho risposto “no, grazie tante: me ne resto a ca­sa mia”. Io sono una da batta­glia. Ma se al fronte vengo mandata da sola, neppure scendo in campo».

Ma il contatto col suo pub­blico, non le manca? Pro­getti suoi da proporre non ne ha?
«È proprio perché amo il mio pubblico che non posso ripresentarmi con qualcosa che non sia all’altezza.Frega­ture Raffaella non ne dà. Certo che ne ho, di progetti miei. Ma pretendere idee nuove da me, perché poi gli altri possano copiarle ti­randone fuori altri 4 o cinque programmi, co­m’è successo per Car­ramba o Il treno dei de­sideri , mi pare franca­mente troppo. Fortu­na che ogni tanto qual­cuno si ricorda di me anche per idee interes­santi, com’è accaduto per l’ Eurovision Song con­test ».

E non ha paura del conse­gu­ente appannamento del­la sua immagine; addirittu­ra di una perdita di notorie­tà?
«Senta:io sono un’anima li­bera. Al punto in cui mi trovo, posso fare quel che voglio. E non ho mai sgomitato per far­mi avanti. Mai. Da giovane avrei voluto diventare una creativa; poi è finita che ho cantato e ballato. Ma anche oggi stare un passo indietro, lavorare dietro le quinte co­me autrice di programmi, ad esempio, mi piace moltissi­mo. Da quattro anni scrivo per Il gran concerto : un pro­gramma che spopola fra i gio­vanissimi perché spiega in maniera divertente cos’è la musica classica. Beh: nono­stante il successo non ne par­la mai nessuno. E la Rai nem­meno manda in onda gli spot per pubblicizzarlo».

E il “filone sociale”? Quel­lo cui dichiarava di volersi dedicare d’ora in poi, con programmi come Amore , sulle adozioni a distanza?

«Ahimè.

Quello è un genere per il quale, temo, da parte della Rai oggi non c’è interes­se alcuno. Forse col nuovo Di­rettore Generale... chissà. Ma intanto tranquillizzo chi mi vuol bene: io non soffro, sen­za la tv. Si può vivere anche senza sgambettare in uno show del sabato sera».

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