MilanoQuando ripensa a quello che è accaduto ieri pomeriggio nello stabile dove abita la figlia, la signora Marisa scoppia in lacrime, si stringe nel giaccone marrone e guarda il marito. «Ma cosa è successo nella testa di quel bambino? Come è possibile che si sia gettato dalla finestra per un brutto voto a scuola?». Via Pistrucci, Milano, un angolo di città che ancora sembra conservare i tratti di un piccolo quartiere dove tutti si conoscono e si salutano chiamandosi per nome.
Sono le 14, Alberto è appena tornato da scuola e pranza solo con il padre. La madre e la sorella non ci sono. Parlano di studio e di impegno, di quellinsufficienza che ha appena preso e che però non sembra preoccupare più di tanto papà G. Poi Alberto si alza da tavola, «Vado in bagno» dice al genitore mentre lui si sistema nella stanza accanto, proprio come fa ogni giorno. Passa una decina di minuti e una telefonata della moglie avverte il marito che deve essere successo qualcosa di strano nel palazzo, una vicina lha chiamata sul lavoro per dirle che aveva sentito un tonfo nel cortile. Luomo va verso il bagno, il ragazzino è ancora lì dentro. Prova a chiamarlo, ma lui non risponde. Il tempo di sfondare la porta con una spallata e di vedere la finestra sopra la vasca aperta: Alberto non cè più, si è lanciato nel vuoto dal quinto piano.
Raccontano in via Pistrucci che era un bravissimo studente, frequentava il liceo scientifico Leonardo Da Vinci e lo studio per Alberto era molto importante, lo aveva sempre fatto con il massimo impegno. Ma negli ultimi giorni, aveva preso un paio di «5» e altre insufficienze, accanto a un «6» e un «7». Niente di preoccupante, vista la sua media, ma il timore forse era quello di non riuscire a recuperare nella prossima pagella. Solo per uno scrupolo, il padre si era raccomandato che studiasse. «Ma è quello che farebbero tutti, tutti i genitori dicono queste cose ai figli», spiega la signora Marisa che conosce la famiglia di Alberto da sempre. Suo marito ha un negozietto di carbone e legna proprio accanto allo stabile dove viveva il ragazzino e sua figlia abita al piano di sotto. La madre non parla più, non riesce a farsi una ragione di quello che è successo. Si è sentita male, e insieme alla sorella lhanno portata in ospedale. «Ma chi lo dice che non è la scuola che non riesce a rafforzare questi ragazzi?» sbotta Marisa.
Nel cortile di via Pistrucci ci sono i lavori per ristrutturare la facciata dei palazzi. Marco è il titolare di un negozio di sport accanto alla casa di Alberto e quando ieri ha visto lambulanza ha pensato che si trattasse di un operaio caduto giù dalle impalcature. «Quando mi hanno detto che era il ragazzo, non volevo crederci. Ma che problemi ha, mi sono chiesto. Era normalissimo, una persona educata e gentile. Come il resto della famiglia». Tre figli, due maschi e una femmina, Alberto era lultimo, il più piccolo e anche il più coccolato e amato. «Chissà, forse sentiva il peso del confronto con gli altri fratelli che sono già laureati e hanno un lavoro, come ingegnere il più grande e dottoressa la seconda - prova a cercare una spiegazione un parente -. Ma erano una famiglia unita e felice». Lultima volta che li aveva visti era a Capodanno, avevano festeggiato tutti insieme.
«Sì, è vero. Aveva preso qualche brutto voto. Ma non basta. La polizia ha cercato anche nel suo computer per vedere se magari aveva scritto qualcosa, ma non cera niente». Eppure in serata, gli agenti hanno trovato il libretto dei voti di Alberto strappato e buttato nel cestino della sua cameretta.
Sono quasi le sette di sera, le volanti della polizia se ne sono andate e in via Pistrucci è un continuo entrare e uscire da quel portone. Ci sono i parenti, la sorella e il fratello, ma anche i compagni di scuola di Alberto. Dopo aver saputo la notizia, hanno subito fatto un gruppo su Facebook in suo ricordo.
Ragazzino si getta dalla finestra dopo un brutto voto a scuola
DRAMMA Il genitore ha sfondato a spallate la porta del bagno, ma ormai era troppo tardi
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