Rapita per fare la prostituta Tra i boss nomade di 13 anni

La donna, una 38enne arrivata dalla Romania, doveva essere venduta per 4mila euro. I carabinieri hanno preso la banda: fermata anche un’italiana

Figure temerarie con una gran considerazione di sé: si sono ficcati in testa di vendere una donna rumena di 38 anni. È purtroppo la cronaca di una storia squallida ed allo stesso tempo drammatica.
Domenica sera i familiari, leggete i familiari, compreso un ragazzino di soli 13 anni rapiscono la poveretta. Il piano è studiato, i sequestratori hanno già gli acquirenti: deve finire sulla strada del vizio. Prostituirsi sotto un lampione per un po’ di euro. Tra i ceffi che gestiscono la «tratta» c’è anche un’italiana, ha 31 anni. Chi chiacchiera la dipinge come molto conosciuta è nella nicchia della ristretta cerchia snob di Agrate Brianza, nel comune dove i rapitori tengono segregata la vittima: settantadue ore di minacce soprusi, intimidazioni. Esercitare con spocchia da due fratelli rom: uno è adolescente. Fa il boss. Forse è solo un bullo, trascinato in un brutto giro dal maggiore: un tipo con tutte le carte in regola per guadagnarsi la qualifica di «pluripregiudicato». I carabinieri lo inquadrano proprio così: nel suo curriculum, furti, ricettazione, tentata estorsione e avanti. Ma il compagno della donna in ostaggio intuisce: evita la compravendita della fidanzata presentandosi dai militari dell’Arma. Quelli che fanno servizio alla compagnia Duomo di Milano. Gli uomini in uniforme prendono la denuncia e si mettono al lavoro. Non possono perdere tempo: se la romena cade nelle mani degli zingari è finita. L’indagine rischia di infilarsi in un vicolo cieco.
Quelli la fanno sparire, gli trovano documenti falsi: sono dei califfi in queste faccende. I rapitori gestiscono lo scambio: la donna per i soldi. Decidono dove trovarsi: la poveretta è fatta salire sull’auto della «signora per bene». Al volante si piazza il suo bel romeno. Lei è innamorata pazza, disposta a tutto per non deludere l’uomo che le ha fatto perdere testa e dignità. Viaggiano spediti, verso un campo rom.

Quindi, magari per depistare quei «ficcanaso» di carabinieri, arrivano alla stazione Gobba della metropolitana.
I militari sono appostati: una presenza discreta eppure massiccia. I sequestratori allungano i polsi per le manette. È fatta. Pochi minuti dopo liberano l’ostaggio da quel disordinato appartamento di Agrate.

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