Rapporto Arel-Figc: il passivo dei club calcistici italiani è di 345,5 mln

Nello studio «Report Calcio 2011» si legge che la serie A sfonda il tetto di 2 miliardi per il valore della produzione, 1,5 solo per i giocatori

È di 345 milioni e 536 mila euro la perdita netta prodotta dal calcio professionistico italiano nella stagione 2009-2010, con solo 15 dei 132 club che hanno riportato un utile e nella stagione in cui per la prima volta la serie A ha sfondato il tetto dei 2 miliardi di valore di produzione. È uno dei dati contenuti in «Report Calcio 2011», analisi del movimento calcistico italiano sotto il profilo economico e finanziario, elaborata dal Centro Studi, Sviluppo e Iniziative speciali della Figc con l'agenzia di ricerche e legislazione Arel e PricewaterhouseCoopers.
Il documento, presentato a Roma nelle sale di Palazzo Altieri, traccia un quadro dettagliato del calcio italiano per la stagione 2009-2010 anche a confronto con i principali movimenti europei. Tra i dati rilevanti, il costo dei tesserati (oltre 1.400 milioni l'anno) e l'investimento sui settori giovanili dei 20 club di A: solo 69 milioni, nell'anno analizzato.
Il fatturato della serie A è di 1.536 milioni di euro, al netto di plusvalenze e proventi diversi, a fronte dei 2.440 milioni della Premier League inglese. Il sistema dei ricavi del calcio italiano è ancorato fortemente ai diritti tv (65%), contro la metà in Premier League e un terzo della Liga spagnola (38%) e della Bundesliga (32%).
Solo 61% il tasso di riempimento degli stadi italiani, contro il 92% di quelli inglesi, l'88% per i tedeschi, il 73% spagnolo e il 69% della Francia: risultato, il tasso di crescita dei ricavi da stadio è stato dello 0,3% dal '98 a oggi. In serie A, i costi dei tesserati ammontano a 1.493 milioni di euro, di cui 1.101 in ingaggi e 392 in ammortamenti. Le risorse investite sul settore giovanile si fermano invece per i club del massimo campionato a 67,8 milioni di euro (5.63% del fatturato): a fronte di 177 giovani stranieri tesserati, sono solo 49 i calciatori formati nel settore giovanile ed entrati nella rosa della prima squadra.
Diversi i dati curiosi: la retrocessione dalla serie A alla B comporta una diminuizione media del valore di produzione di 19 milioni, il percorso inverso un aumento di 17.

Infine, il rapporto costi-risultati: il costo del lavoro è percentualmente maggiore nelle società al vertice della classifica e in quelle di coda, mentre è virtuoso il parametro delle società di media classifica. La curva dimostra insomma, sostiene Report Calcio 2011, che le squadre che ottengono i migliori risultati sportivi sono quelle che hanno i risultati economici meno brillanti.

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