Roma

«Razzismo? Sono bulletti di periferia»

«Razzismo? Sono bulletti di periferia»

Com’era facile prevedere - e in qualche modo lo avevamo preannunciato - anche il raid ai danni del bar gestito da bengalesi alla Magliana non ha niente a che vedere col razzismo e va annoverato tra i tanti episodi di violenza provocati da giovani emarginati nelle piccole «guerre tra poveri» che spesso scaturiscono da un nonnulla nelle periferie più degradate della città. A volte basta un semplice screzio, una precedenza non data, uno sguardo fuori posto a scatenare liti (com’è già accaduto numerose altre volte a Tor Bella Monaca, al Trullo, a Primavalle) nelle quali sono coinvolti stranieri. Ma solo perchè la loro presenza è più massiccia nelle periferie.
A dare l’esatta lettura del raid di domenica scorsa è stato ieri il prefetto Giuseppe Pecoraro al termine del vertice del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza al quale ha partecipato anche il sindaco Alemanno: «L’episodio avvenuto domenica sera a via Murlo è accertato che non è stato a sfondo razziale ma un fenomeno di bullismo. Abbiamo deciso di svolgere quanto prima - ha aggiunto il prefetto - una ricerca su tutto il territorio romano per poter verificare la presenza di bande giovanili e del fenomeno del bullismo». Evidente, anche se sottinteso, il riferimento all’episodio - per fortuna senza conseguenze - dell’altra sera a piazza Euclide nel quale è rimasto coinvolto il figlio del sindaco Alemanno, Manfredi, un amico del quale è stato scambiato per un altro ragazzo da una banda di ragazzi di origine capoverdiana e filippina che voleva vendicarsi di un affronto.
Tornando alle indagini su via Murlo, tre giovani, due minorenni e uno appena maggiorenne, sono stati fermati dai carabinieri dopo un lungo confronto all’americana con le vittime del raid avvenuto domenica sera nell’internet point alla Magliana. I tre giovani fermati sono stati accusati di rapina, lesioni con l’aggravante della motivazione razziale. Tutti gli atti ieri mattina sono arrivati in procura, dove il magistrato valuterà le prossime mosse dell’inchiesta. I tre fermati, si è appreso, farebbero parte di una banda del quartiere che già in passato si era resa responsabile di atti di violenza e vessazioni nei confronti di immigrati.
Tra le motivazioni che i carabinieri hanno potuto ricostruire all’origine del raid di domenica sera, ci sarebbe un diverbio avvenuto poche ore prima dell’assalto al negozio di via Murlo. Uno dei partecipanti alla spedizione punitiva, infatti, aveva avuto una lite con un ambulante bengalese a cui voleva portare via degli oggetti dal banchetto senza pagare. L’ambulante bengalese si sarebbe rifugiato nel locale di via Murlo proprio per sfuggire alle intimidazioni del gruppo. Uno dei tre fermati era stato accusato, lo scorso 31 dicembre, di aver aggredito un altro ambulante bengalese.
Gli investigatori hanno interrogato anche altre persone nel tentativo di identificare e fermare gli altri partecipanti al raid. Per questo motivo le vittime dell’aggressione hanno visionato alcune fotografie di giovani che potrebbero aver partecipato alla spedizione. «So che i carabinieri - ha detto il sindaco Alemanno - sono a buon punto nell’individuare e sgominare tutta la banda , composta da giovani emarginati figli di pregiudicati che in questo meccanismo di prevaricazione hanno trovato il modo di reagire alla loro condizione». Ecco perché - ha spiegato Alemanno al termine della riunione del Comitato - è più che mai necessario «un rapporto educativo alla legalità, alla tolleranza rivolto soprattutto ai giovani.

Presto lanceremo una grande campagna per rafforzare questo tipo di iniziative nelle periferie».

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