Re Giorgio si vanta dei tagli ma la sua reggia è la più cara

Ma quale austerità! Il Quirinale costa ancora il doppio dell'Eliseo: ecco i finti tagli fatta dal presidente della Repubblica

Re Giorgio si vanta dei tagli ma la sua reggia è la più cara

Roma - Sessanta milioni di euro in meno a bilancio, spese ferme al 2008, diminuzione progressiva del personale: il Quirinale rende pubblico il suo budget, e si allinea all’austerity dell’era Monti. Più che tagliando, congelando gli esborsi.
I costi della presidenza della Repubblica restano monumentali, soprattutto messi a confronto con i budget di altre istituzioni equiparabili in Europa (dall’Eliseo alla Corte di St. James), ma nel corso del suo settennato Giorgio Napolitano ha imposto un progressivo dimagrimento al corpaccione burocratico ereditato. E soprattutto sta adattando anche l’opaco regime di interna corporis della prima istituzione repubblicana a nuove regole di trasparenza. A cominciare appunto dai bilanci, un tempo riservati ma da qualche anno forniti con dettagli crescenti. Con una altrettanto crescente attenzione alla pubblica opinione. In tempi di drastici tagli, con una difficile trattativa aperta sulla riforma del lavoro e il temibile spettro delle agitazioni di piazza in Grecia, è chiaro che Napolitano voglia dare un segnale di buona volontà: anche il Colle tira un po’ la cinghia.
Il bilancio di previsione per il 2012 è stato reso pubblico ieri, accompagnato da una nota illustrativa pubblicata online sul sito del Quirinale. La dotazione a carico del bilancio dello Stato per la presidenza della Repubblica è di 228 milioni di euro, pari a quella del precedente esercizio finanziario, che era già inferiore di 3 milioni e 217mila euro rispetto a quella del 2009.
Sostanzialmente, si sottolinea, è rimasta pari a quella del 2008, nonostante l’8,4% di inflazione. Un risultato, spiega il sito del Quirinale, possibile «grazie ad una serie di provvedimenti di riforma e riorganizzazione amministrativa adottati dall’inizio del settennato». L’elenco delle misure va dal blocco del turnover del personale alla progressiva riduzione dei «distaccati»; l’introduzione anche sul Colle del regime pensionistico contributivo; il blocco degli stipendi al 2008; la limitazione degli straordinari. Alle cospicue indennità degli alti gradi, dal Segretario generale Donato Marra in giù, è stato applicato il contributo di solidarietà del 5 e del 10%. Il personale si è ridotto rispetto al 2006 di 394 unità. «Nel corso del 2011 - si legge sul sito quirinalizio - si è avuta una ulteriore riduzione di 20 unità del personale di ruolo (da 843 a 823) mentre è rimasto stabile l’ammontare sia del personale comandato (103 unità) sia del personale militare e delle Forze di polizia (861 unità)».
Cresce invece, sia pur di soli 300mila euro, la spesa per «beni e servizi». Ma qui, si spiega, oltre all’incremento dell’inflazione e all’aumento dei tributi fiscali, c’è anche una buona ragione: «le spese per le celebrazioni del 150/mo anniversario dell’unità d’Italia e per la intensificazione degli interventi di restauro e manutenzione, nonché alla fruizione del Palazzo del Quirinale da parte del pubblico». Un palazzo che, nel corso del solo 2011, è stato visitato da 250mila persone: un vero museo a disposizione della cittadinanza, sottolinea il Colle.
In conclusione, rivendica Giorgio Napolitano, le economie e i tagli «autonomamente adottati» durante il suo settennato hanno garantito allo Stato un risparmio complessivo di oltre 60 milioni di euro a tutto il 2011. Un bel passo avanti. Anche se resta ancora, nei costi delle istituzioni italiane (che si tratti di Parlamento, Corte Costituzionale o dell’ultimo baraccone regionale) un’elefantiasi sconosciuta ad altri paesi, e difficile da erodere. Un rapporto che risale al 2000 (come racconta la premiata ditta Stella&Rizzo de La Casta) metteva a confronto il Quirinale con alcuni equivalenti europei. Con risultati imbarazzanti: «Il solo gabinetto del Segretario generale era composto da 63 persone. Il servizio tenute e giardini da 115, 59 gli artigiani impegnati nella manutenzione dei palazzi: tra di loro 6 restauratrici di arazzi, 30 operai, 6 tappezzieri, 2 orologiai, 3 ebanisti e 2 doratori. Gli operai impegnati nelle manutenzioni di Buckingham Palace sono in tutto 15. La presidenza tedesca, dai compiti istituzionali simili alla nostra, aveva dimensioni molto più contenute: 160 dipendenti. Il peso sulle casse pubbliche era di 18 milioni e mezzo di euro: un ottavo della nostra.

Quanto all’Eliseo, il confronto era altrettanto imbarazzante: nonostante il presidente francese abbia poteri assai superiori a quello italiano, aveva 923 dipendenti. La metà del Quirinale. E infatti costava pure quasi la metà».

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