Il «re del grano» massacrato nella sua reggia

nostro inviato a Napoli

Se gli assassini sono saliti dal mare, sapevano dove passare. C'è un varco sotto il filo spinato, sopra un pezzo di muro sbrecciato. Da qui parte la salita dalla spiaggia verso la villa. In pochi passi si può arrivare alla terrazza. Qui abitava il «re del grano», la sua vista era l'orizzonte del mare e un edificio abbandonato eretto su uno scoglio che qui a Posillipo chiamano la villa maledetta. L'omicidio è avvenuto nella serata, intorno a mezzanotte. In casa non c'era nessuno a parte i due coniugi. Un maggiordomo che prestava servizio non si era fermato. I corpi di Francesco Ambrosio, ex imprenditore della Italgrani, e di sua moglie Giovanna Sacco sono stati ritrovati nel loro sangue solo alle 8 del mattino da un operaio che svolgeva lavori nella casa di Napoli. Sono morti per un colpo forte al cranio. Lei si trovava all'ingresso, era vestita. Ambrosio era in cucina e indossava un pigiama. Dalla villa mancano carte di credito, un po' di denaro, alcuni gioielli. Un bottino di circa 50mila euro. Il figlio Massimo è stato il primo, dopo l'operaio, a vederli così.
La casa è piena di tracce. Nel prato è stato trovato il banchetto degli assassini: würstel, vino e champagne. Hanno fatto bisboccia prima di entrare in azione. Forse erano ubriachi. E non sono riusciti ad aprire la cassaforte ne si sono accorti della preziosa collezione di quadri di scuole napoletana. L'arma potrebbe essere stata una spranga. Sembra un omicidio brutale, imperfetto, che per ora ha una pista maestra: il tentativo di rapina conclusosi con l'omicidio. Le indagini si sono indirizzate anche verso gli operai che da tempo stavano svolgendo dei lavori a casa Ambrosio. «Chi ti sape te rape», ripetono qui a Posillipo: chi ti conosce ti ruba. Le modalità, secondo gli investigatori, potrebbero essere quelle di una banda di slavi, composta forse da tre persone. Ma non si escludono comunque altre ipotesi, partendo dal fatto che la vittima non è un uomo sconosciuto.
Alla guida dell'Italgrani, azienda leader negli anni '80 nel settore cerealicolo fondata dai suoi avi nell'800, Ambrosio era stato arrestato per due volte dalla Procura di Milano nell'ambito dell'inchiesta sulla maxitangente Enimont. Secondo i magistrati della Procura di Napoli, era stato poi coinvolto in un crac da circa 1000 miliardi per il quale era stato condannato a 9 anni di reclusione in primo grado. Ambrosio era ancora un uomo sotto processo. La Procura di Napoli lo accusa di aver riciclato quel denaro creando società off shore in tutto il mondo. «Altre ipotesi diverse dalla rapina non sono nemmeno lontanamente ipotizzabili - assicura il suo avvocato, Massimo Rizzo -. Mi sembra un'azione immediata ed efferata, forse gli assassini erano sotto l'effetto di qualche sostanza».
Proprio il giorno prima dell'omicidio, Ambrosio aveva visto il suo avvocato per concordare la linea difensiva: «Era sereno, più che sereno».
Dalla via oltre il cancello della tenuta parte una discesa verso il mare. La spiaggia è una terrazza dove si gioca a pallone a piedi nudi. Qui è normale scavalcare, raccontano i ragazzi. La grande tenuta di Ambrosio era una tentazione. Ogni tanto si saliva anche da quel passaggio aperto tra il filo spinato e il muro, «ma non verso la villa, che ne saccio io come si sale, verso il mare», spiega Alessandro, e mostra da lontano una telecamera attaccata a un pannello solare. Potrebbe aver ripreso qualcosa? La polizia è stata anche qui, con il nucleo scalatori dei vigili del fuoco.
In questo spiazzo dove si gioca a pallone c'è un piccolo edificio del ministero dei Beni culturali: fino a novembre c'era anche la guardia di notte, dicono i ragazzi, poi è stata tolta. La sera questa diventa «terra di nessuno». «La signora si lamentava per alcune feste, schiamazzi che organizzavano di notte sotto la villa, aveva chiamato anche il 113», ricorda l'avvocato.
Vicino al passaggio sotto il filo spinato i fiori sono calpestati. E anche oltre, piccoli boccioli rosa che cadono come una cascata lungo il bastione d'erba di villa Ambrosio sembrano inclinati, come se qualcuno fosse passato di lì. Questo posto non è così inespugnabile come sembra.


Anche sui lati la tenuta è protetta da un muro e i cancelli sono alti e appuntiti, ma in uno di questi c'è un panno nero attaccato, sembra un pezzo di maglietta. È un particolare che cattura l'attenzione, un pezzo di panno incastrato al cancello. Potrebbe essere vecchio, la traccia di una sfida a scavalcare senza obiettivi, oppure no.

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