Reati contro minori, donne e anziani La Moratti chiede pene più severe

Il sindaco giovedì incontrerà a Roma il ministro degli Interni Pugno di ferro contro prostituzione, accattonaggio e graffitari

Pene più severe contro chi truffa gli anziani, chi commette reati su minori, contro le violenze alle donne, l’accattonaggio, la prostituzione, i vandali e i writers. Andrà a chiederle Letizia Moratti giovedì a Roma, all’incontro tra i sindaci delle grandi città e il ministro all’Interno Giuliano Amato. Un’intesa preliminare su quelle modifiche normative di cui le aree metropolitane non possono più fare a meno, in vista della firma del Patto operativo per la sicurezza che entro il 26 maggio ogni città dovrà firmare singolarmente con il Governo. E in quel caso riguarderà anche uomini, mezzi, caserme e telecamere. Questa mattina alle 9.30 il sindaco incontrerà a Palazzo Marino i capigruppo e capidelegazione della Cdl per anticipare la piattaforma programmatica che porterà giovedì al tavolo romano, forte del parere favorevole della maggioranza. «Alcuni reati non sono neanche previsti dalla legge - spiega il vicesindaco De Corato - il sindaco chiederà un inasprimento delle pene per reati contro minori e anziani over 65, contro i vandalismi, la possibilità per un Comune di costituirsi parte civile nei processi per violenza sessuale. Insisterà perché il governo intervenga con dei decreti legge in materia».
Di sicurezza è tornata a parlare ieri la Moratti, facendo presente che il Comune aveva «un arretrato di 40 milioni di euro nei confronti del ministero della Giustizia, spesi per la manutenzione degli uffici giudiziari. Ultimamente si è ridotto a qualche milione, ma abbiamo chiesto al ministro di poter avere queste disponibilità per destinarle alla sicurezza». «Moratti - è stata la replica del ministro alla Giustizia Mastella - è sindaco da quasi un anno, io sono ministro più o meno dallo stesso tempo. Non mi può essere imputato qualcosa che il mio predecessore Castelli e altri non hanno fatto. Faccio quello che posso, in una situazione di difficoltà in cui le risorse del mio ministero sono calate enormemente».
Botta e risposta ieri a margine della firma di un protocollo che restituisce un po’ di respiro a Palazzo di Giustizia. Dove, non ha usato mezzi termini il presidente della Corte d’appello, Giuseppe Grechi, «siamo sovrastati dalla carenza di spazi vitali». Lo ha definito dunque «un grosso passo avanti» quello marcato ieri mattina con la firma dell’intesa tra il ministro alla Giustizia Mastella, alle Infrastrutture Antonio Di Pietro, il sindaco, il governatore Roberto Formigoni e i responsabili del tribunale, a partire dal presidente Livia Pomodoro. L’accordo prevede che la palazzina ex-Bauer, seimila metri quadrati in via Pace, venga venduta per 12,5 milioni di euro dalla Regione agli Archivi distrettuali e notarili che fanno capo al Ministero della giustizia. Gli Archivi, a loro volta, li daranno in affitto al Comune che si farà carico dei lavori di manutenzione, affidati al ministero delle Infrastrutture. Il trasferimento degli uffici in via Pace libererà pertanto un po’ di quello «spazio vitale» reclamato da chi opera ogni giorno in corso di Porta Vittoria. Ed è un passo avanti soprattutto verso il traguardo finale a cui puntano tutte le istituzioni coinvolte nel patto: la creazione di una «Cittadella della giustizia», che riunirà tribunale, carcere, Tar e Corte dei conti. Un progetto che fonda già le basi sull’accordo di programma da 700 milioni di euro firmato lo scorso ottobre da governo, Regione e Comune, e proprio Palazzo Marino sta lavorando nella ricerca della sede più idonea. Il ministro Mastella si è augurato che «il Comune anticipi i tempi e si riesca a realizzare questa cittadella». Smorza i toni però il vicesindaco De Corato, che ricorda come «per la realizzazione della cittadella occorrano ingenti risorse, legate alla dismissione del carcere di San Vittore che è bloccata dalla sovrintendenza. Finchè non da il via libera, il progetto è in stallo».

A questo proposito arriva l’invito del ministro Di Pietro a svolgere un’azione comune: «Non dobbiamo fare una guerra tra poveri con gli altri ministeri: quello alla Giustizia e alle Infrastrutture devono lavorare insieme per fare in modo che nella ripartizione dei fondi ci sia una maggiore attenzione per le priorità del Paese, e tra queste c’è la giustizia».

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