La recensione Federico Sirianni, maestro alla Paolo Conte

Per l’ultima volta stasera, alle 21, al Teatro della Tosse è in scena «Amarkord Varietè», spettacolo d’arte varia, «gente strana», maghi, acrobati, giocolieri. E un’orchestrina inscritta in un arco di lucine colorate che guida il gioco.
Crea, scandisce, sostiene e ti porta dove vuole. Muove qualcosa sul fondo che avevi dimenticato.
Un’ora e mezza per aria, sospesi fra comicità e magia a fissare le ombre cinesi di Mario Raso su un oblò bianco come bambini, l’elefante, la principessa e il soldato, gli uccelli, finché lentamente ricordi ed entri nell’illusione.
Sei agganciato e scopri che il mago ti diverte ancora e un po’ ti commuove e che l’angelo mangia nuvole, lo hai sempre saputo. Intanto la musica ti porta senza che te ne accorga e muove le cose dentro e fuori.
Al Circo. Una donna bianca come il latte rotea nell’aria appesa ad una tenda candida, gli artisti cantano, Francesca Garrone vola, sul filo teso della melodia che la precipita, la ruota, la rialza.
E avanti il prossimo numero, fra coriandoli e clave, venghino!, fra cerchi e corde, «io mi ricordo». Il Circo, gli artisti, le bolle di sapone. La musica conduce, evoca, crea paesaggi da Parigi decò a Spagna di milonga, «Quizas, Quizas», canta lo chansonnier Sirianni (Premio Tenco e Premio Bindi).
È la felliniana melodia di Nino Rota ad aprire lo spettacolo, e cosa se no, che si chiude con la neve.
Un varietà contemporaneo che cita Fellini senza troppe nostalgie, un carrozzone di sapore antico e spirito moderno, musiche autografe di Federico Sirianni che con voce scura, alla Paolo Conte, guida i cinque con Borsalino calzato che abbracciati agli strumenti fanno una musica che ti porta dove vuole. È la musica a decidere, come ti senti, dove andrai, sono quei cinque con chitarra, percussioni (Vito Miccolis, un genio, anche d’aspetto), fiati, contrabbasso e fisarmonica. Dalla fisarmonica di Matteo Castellan ecco Parigi e tendoni circolari, sui fiati di Edmondo Romano vai cinquant’anni indietro, il tappeto del contrabbasso di Marco Piccirillo ti sostiene, finché le percussioni ti proiettano ancora avanti, verso latitudini immaginate.
Il pubblico ride, pensa e ricorda, tra le evoluzioni della musica e dell’angelo giocoliere Eva Toccaceli. Sirianni, cantastorie in grisaglia, voce scura, ferma parole «Capitano, se io penso a casa mia, Capitano, io mi sento di morire», il mago imbonitore Luca Regina regge le fila del baraccone e trattiene il pubblico nel sogno, giocando a trova la carta come i maghi di strada. E via al tango, poi il momento dedicato all’amore, a «Vesna, gambe di madreperla, scirocco caldo che soffia forte dai Balcani». La musica accelera, sincopa, poi d’improvviso.
Lentamente scende la neve, «lentamente la magia si svela», canta lo chansonnier. Tutti guardano in su, la neve e la musica di fisarmonica fioca che va a spegnersi fino al buio.

E il cerchio del varietà si chiude con te ancora dentro, in bocca un sapore di zucchero filato.
Da un’idea di Federico Sirianni e Luca Regina, musiche e canzoni di Federico Sirianni, dal vivo dalla Amarkord Abusive Orchestra, regia di Nana Divina.

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