Cronaca locale

Recital di Quasthoff. E al pianoforte c’è Barenboim

Meraviglioso Barenboim. Tra una recita e l'altra del Tristano, opera riletta con tutta la partecipazione emotiva e la poesia concessa all'umana sensibilità, tra l'uno e l'altro degli appuntamenti Beethoven-Schönberg dove il «maestro scaligero», con interpretazioni da manuale, si propone come direttore e come pianista, eccolo inserire disinvolto nel suo carnet anche Winterreise, il più straziato ciclo liederistico di Schubert. Il penultimo.
Una via crucis di ventiquattro stazioni che racconta di una fuga notturna tra venti e rupi inospitali. Lontano, sempre più lontano da una delusione d'amore. Forse alla ricerca di una consolazione che non ci sarà. Le liriche di Wilhelm Müller non sono consolatorie. Ma anche il dolore che impronta la scrittura liederistica va ben oltre la consolazione che aveva improntato le «schubertiadi affettuose» scritte per i salotti ma assecondando una vena che alla fine è la più sua. Lontano dall'amabile cantabilità di tante altre pagine Schubert sposa gli aspetti più inquietanti del movimento romantico. Le notti di tempesta si specchiano nelle tempeste di cuore. La desolazione dell'anima nello sconvolgimento della natura. L'uomo invoca la morte. Il cammino solitario e impedito del Wanderer, la sua ansie e le sue speranze, portano dritti al dipinto sempre riproposto come emblema di romanticismo-côté intimistico di Caspar David Friedrich.
La straziata Winterreise è una meta ambita da ogni interprete. Tanto di chi ne intona i versi quanto di chi, seduto al piano, deve spiarne i sospiri restituendo nel contempo a Schubert il suo.
Lunedì alla Scala (ore 20) il pianistra è Daniel Berenboim. Uno che la musica preferisce viverla in prima persona, appunto «facendola» sul suo strumento, e che assieme è annoverato tra le bacchette più acclamate del pianeta. Ma, come lui con le note, il baritono Thomas Quasthoff non teme paragoni con i testi. Autorevolissimo, consueto dei più prestigiosi spazi e delle più prestigiose genti della musica, nella Winterreise Quasthoff propone una vocalità ripiegata su se stessa. Melodia e parole che vanno di pari passo concedono drammatiche modulazioni e impercettibili trasgressioni agogiche. Quel canto che scende nel cuore (non siamo indovini, esiste un dvd Quasthoff-Barenboim) vibra di una luce che cancella ogni possibile riserva.

Sprigionando l'eco di tutti gli «Sturm» e tutti i «Drang» che sospingono il viandante verso l'inverno eterno della sepoltura.

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