Il referendum on line salva il Dito di Cattelan: "Resti in piazza Affari"

ARTE E PROVOCAZIONE Via al sondaggio. Schierati su due fronti i milanesi radunati da Boeri: "È un orrore", "No, è la sintesi della nostra società"

«È orribile, va abbattuto». «No, è la perfetta sintesi della società di oggi, va lasciato dov’è». Il dibattito attorno al Dito di Cattelan in piazza Affari è acceso, sempre di più. Artisti, pseudo artisti, giovani studenti alle Belle arti e pensionati in bicicletta si sono radunati attorno all’opera per decretarne vita o morte. In tutto un centinaio di persone, non di più. Ora ingrata le sei di sera. La maggior parte dei milanesi non si è scomodata, dopo una giornata in ufficio, per andare a dire al sua sulle sorti della scultura. Lo farà via Internet, con il sondaggio avviato dall’assessore alla Cultura Stefano Boeri. Sondaggio in cui, per ora, prevale il partito di quelli che vogliono lasciare l’opera lì dov’è ora. «L’85% dei pareri - spiega lo stesso assessore - è per accettare il dono di Cattelan e lasciarlo in piazza Affari. Pensiero che condivido appieno. È interessante vedere come dal dibattito, via Internet e non, emergano interpretazioni diverse dell’opera. Non tutti vedono il Dito come uno sberleffo alla città o come un saluto romano». In effetti ognuno ha un parere. A favore o contro che sia, ma ce l’ha. E su questo fronte Cattelan ha vinto.
«È un’opera volgare - insorge Paola -. Così Milano ha perso totalmente la sua dignità. Cattelan si fa pubblicità gratis con la provocazione». «Se l’arte deve celebrare la bellezza, allora questa non è arte. Ecco perché ha regalato la scultura a Milano, nessuno gliel’avrebbe comprata» sostengono in tanti. Eppure il timore dell’assessore Boeri è che il Dito traslochi nella piazza di qualche capitale europea. «E sarebbe un vero dispiacere». Nella schiera dei no ci sono quelli che sostengono che il dito «non appartenga alla cultura milanese, quelli che ne denunciano «la bruttezza». A controbattere ci sono i pro-Dito: «Rappresenta la nostra epoca», «Veicola il pensiero di tanti», «Racchiude un’ironia immensa». E poi ci sono quelli che suggeriscono di girare l’opera, cioè di rivolgere il Dito verso la Borsa e non verso la città. Un artista alza la voce contro chi non capisce la vera arte contemporanea: «Vi ricordo - impugna il microfono - che quando Pirandello presentò il Sei personaggi in cerca d’autore si vide lanciare addosso una valanga di monetine».
Le idee sono tante e stravaganti: qualcuno chiede di rendere l’opera di Cattelan «itinerante per la città, a seconda del destinatario del messaggio». Proposta un po’ poco pratica ed estremamente costosa. C’è chi si allarga e immagina piazza Affari come un luogo di incontro e dibattito: «Potrebbe diventare una piazza del no, di chi è contro qualcosa. E il Dito diventerebbe il simbolo della protesta». A tanti non è piaciuta la formula del «regalo». «Suona tanto come un escamotage per decidere dove installare l’opera senza chiedere pareri. Ma se io porto dei fiori a casa di qualcuno li regalo e basta. Non decido io dove deve metterli».
E poi arrivano i suggerimenti più strampalati. Uno su tutti: «Mettiamo dei vasi di fiori sopra le dita mozzate della mano».

Il verdetto sul Dito arriverà entro la fine nel mese. Intanto ognuno può dire la sua su Facebook, scrivendo cosa pensa sulla bacheca virtuale dell’assessore Boeri. I più pragmatici frenano il trasloco del Dito: «Ragazzi, ma sapete quanto ci costà spostare quel gigante?».

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