Torino - I lavoratori Fiat di Mirafiori hanno vinto la loro battaglia, e con il "sì" al referendum e la sconfitta della Fiom - Cgil, hanno dato il via libera al piano di investimenti per il rilancio della fabbrica torinese della produzione automobilista in Italia. E l'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, apprezza. Con la loro scelta nel referendum i lavoratori di Mirafiori "hanno dimostrato di avere fiducia in se stessi e nel loro futuro", hanno dimostrato "il coraggio di compiere un passo avanti contro l’immobilismo di chi parla soltanto o aspetta che le cose succedono", dice commentando l'approvazione del piano siglato tra Fiat e sindacati. "Siamo lieti che la maggioranza dei lavoratori di Mirafiori abbia compreso l’impegno della Fiat per trasformare l’impianto in una fabbrica di livello internazionale", afferma. E aggiunge: "Siamo lieti perché con il loro voto hanno dimostrato di avere fiducia in sè stessi e nel loro futuro". I lavoratori torinesi, secondo Marchionne, "non hanno scelto soltanto di dire sì ad una nuova possibilità per Mirafiori, quella di lavorare e competere tra i migliori".
"Risposta alle bugie, porta chiusa agli estremismi" "Questa è la migliore risposta alle bugie e alle esasperazioni degli ultimi mesi. Dicendo sì all’accordo - spiega l'ad - hanno chiuso la porta agli estremismi, che non portano a nulla se non al caos, e l’hanno aperta al futuro, al privilegio di trasformare Mirafiori in una fabbrica eccellente. Mi auguro - aggiunge - che le persone che hanno votato no, messe da parte le ideologie e i preconcetti prendano coscienza dell’importanza dell’accordo che salvaguarda le prospettive di tutti i lavoratori".
"Piano ambizioso, non penalizza i lavoratori" Il piano per lo stabilimento di Mirafiori "è molto ambizioso". E, soprattutto, "non penalizza i lavoratori in nessun modo e mantiene inalterate tutte le condizioni positive che sono previste non solo dal contratto collettivo ma anche da tutti i trattamenti che la Fiat nel tempo ha riconosciuto alle proprie persone", spiega ancora Marchionne. La società che verrà costituita tra Fiat e Chrysler, ricorda, "ci permetterà di installare a Mirafiori una nuova piattaforma per costruire Suv di classe superiore, sia per il marchio Jeep sia per l’Alfa Romeo, da esportare in tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti". Questo "ci consentirà di raggiungere un livello di produzione molto elevato, fino a 280mila unità l’anno, aprendo anche la strada ad una possibile crescita dell’occupazione". L’accordo che rappresenta la base per realizzare tutto ciò "quell’accordo che è stato al centro di così tante polemiche, serve solo a far funzionare meglio la fabbrica, senza intaccare nessun diritto", osserva ancora il manager. L’organizzazione del lavoro, spiega, "è in realtà la stessa che a Mirafiori si sta sperimentando da più di due anni e che tiene conto del grado di affaticamento dovuto al tipo di lavoro svolto. L’introduzione dei 18 turni comprende quello del sabato sera che è il più disagiato. Per questo abbiamo concordato che, pur essendo sempre retribuito, venga effettuato solo se c’è una reale necessità e che comunque, in questo caso, sia pagato come straordinario. Il pieno utilizzo dei 18 turni permetterà, inoltre, di aumentare i salari di circa 3.500 euro l’anno".
Elkann: "Pieno sostegno alla nuova sfida" Un invito ad archiviare le "polemiche" e a guardare con fiducia avanti, alla nuova "sfida" che si apre arriva anche dal presidente del Lingotto, John Elkann. "Ribadisco - afferma Elkann in una nota - il pieno e convinto sostegno della mia famiglia". "Sono grato a chi ha avuto fiducia nel futuro e nella Fiat: la loro scelta apre nuove prospettive per tutte le donne e gli uomini che lavorano in fabbrica a Mirafiori.
Ha prevalso - sottolinea Elkann in una nota - la volontà di essere ancora in gioco: dimostreremo che in Italia è ancora possibile costruire grandi automobili capaci di farsi apprezzare nel mondo". "Ora bisogna archiviare le polemiche e le contrapposizioni, affrontando le sfide che abbiamo davanti in modo costruttivo".
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