Reggio Calabria, attentati contro i procuratori Finiti in manette quattro boss della 'ndrangheta

I quattro sono accusati di essere i mandanti e gli esecutori degli attentati a Salvatore di Landro e Giuseppe Pignatore avvenuti l'anno scorso. Il boss della cosca, Nino Lo Giudice, si era autoaccusato e ha denunciato i complici

Reggio Calabria, attentati contro i procuratori 
Finiti in manette quattro boss della 'ndrangheta

Reggio Calabria - Arrestate quattro persone, affiliate alla 'ndrangheta, con l'accusa di aver compiuto gli attentati dello scorso anno contro il procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro e contro il procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone. Tre delle persone coinvolte nell’operazione erano già detenute, mentre la quarta è stata arrestata a Reggio Calabria. L’ordinanza eseguita è stata emessa dal gip di Catanzaro su richiesta del procuratore distrettuale, Vincenzo Lombardo, e dal pm Salvatore Curcio.

Le rivelazioni del pentito La polizia è riuscuita a risalire ai quattro grazie alle rivelazioni del boss pentito della ’ndrangheta Nino Lo Giudice. Il boss, pochi giorni dopo l’arresto lo scorso anno da parte della Squadra mobile di Reggio Calabria, si è autoaccusato della progettazione dell’ideazione rivelando i nomi degli affiliati alla sua cosca incaricati dell’esecuzione. 

Gli attentati Sono tre le intimidazioni compiute lo scorso anno ai danni di magistrati di Reggio Calabria. Il primo attentato fu messo in atto il 3 gennaio contro la sede della Procura Generale di Reggio Calabria, diretta da Salvatore Di Landro, con una bomba fatta esplodere davanti al portone. Il secondo attentato risale al 26 agosto e fu compiuto contro l’abitazione di Di Landro.

Anche in questo caso di fronte alla casa fu collocato un ordigno. L’ultima intimidazione risale al 5 ottobre, giorno in cui fu collocato un bazooka davanti agli uffici del Dda, diretta dal Procuratore Giuseppe Pignatone. 

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